L’intesa sul dimensionamento: un’opportunità di attuazione del Titolo V

La “trattativa” sul versante delle Regioni e delle Autonomie locali non sarà facile né agevole perché la formalizzazione dell’Intesa prevista dall’emendamento presentato impone in primo luogo di fare chiarezza sui poteri e sugli strumenti che spettano allo Stato, alle Regioni ed agli enti locali ed infine alle istituzioni scolastiche per garantire un servizio di istruzione di qualità.

La revisione dell’attuale assetto ordinamentale ed organizzativo del sistema educativo deciso dal Governo con l’art. 64 del legge 6 agosto 2008, n. 133 richiede un approdo ampio che solo l’attuazione del Titolo V per il settore istruzione può garantire.

Sarebbe opportuno a maggior ragione cogliere l’opportunità offerta da questa vicenda per prestare più attenzione alle esigenze delle Regioni nel rapporto tra il Governo e le autonomie riannodando il confronto politico in sede di conferenza Unificata, avviato il 26 luglio del 2007, sulla base della proposta organica di Accordo-Quadro tra lo Stato e le Regioni concernente l’attuazione del titolo V  per il settore istruzione, approvata lo scorso 9 ottobre dalla Conferenza dei Presidenti delle Regioni, che nei prossimi giorni sarà portata  all’attenzione dei ministri Gelmini e Fitto.

Il ministro Gelmini deve acquisire la consapevolezza che è urgente definire l’Accordo, perché c’è necessità di fare chiarezza sulle funzioni che nel nuovo quadro spettano a ciascuno dei soggetti istituzionali, sui costi, sulle modalità di finanziamento che oggi vede un quadro sperequato con il rischio di peggiorare ancora l’attuale livello di qualità della scuola.

La questione principale è capire come mettere in grado i soggetti istituzionali (Stato, Regioni, Provincia e Comune) di esercitare le proprie responsabilità, perché nessuno dei livelli di governo ha la “piena disponibilità” giuridica ed economica della materia istruzione. Una questione di non facile composizione la cui definizione però non può essere più procrastinata.