
Scuola occupata, per studenti sospensioni e ‘multe’ fino a 450 euro: un anno fa il caso del liceo Pitagora

E qui, tuttavia, si apriva il caso. Già, perché nei verbali delle riunioni del collegio dei docenti del Consiglio d’istituto, convocati il 2 dicembre 2016, non si faceva nessun riferimento alle sanzioni stabilite dalla dirigente. I genitori degli studenti del Pitagora erano sul piede di guerra. Per loro i contenuti della circolare erano «abnormi, in quanto travalicano i principi stabiliti dalla normativa dello Statuto». Davanti al muro che si era trovata di fronte, la dirigente aveva lasciato la porta aperta a un possibile compromesso: chi non poteva pagare, poteva in alternativa svolgere lavori utili per il liceo. Solo così lo studente sanzionato ha potuto prendere parte alle gite organizzate dal “Pitagora”. Poche speranze, invece, per il voto in condotta degli studenti protagonisti dell’occupazione: il massimo a cui hanno potuto aspirare è stato un 7.
I genitori, comunque, non hanno accettato di buon grado il provvedimenti e hanno contestato alla dirigente un abuso di potere. A loro avviso, l’adozione di misure disciplinari spettava ai Consigli di classe. Insomma, è stato scontro aperto. Il caso del “Pitagora” di Rende ha riproposto il tema delle sanzioni da irrogare agli studenti in caso di comportamenti sui generis. Sul tema si era espresso anche Ernesto Galli della Loggia, editorialista del Corriere della Sera. «In scuole italiane – scriveva Galli della Loggia -, complici quasi sempre le famiglie e nel vagheggiamento di un impossibile rapporto paritario tra chi insegna e chi apprende, domina un permissivismo sciatto, un’indulgenza rassegnata. Troppo spesso è consentito fare il comodo proprio o quasi, si può tranquillamente uscire ed entrare dall’aula praticamente quando si vuole, usare a proprio piacere il cellulare, interloquire da pari a pari con l’insegnante. Ogni obbligo disciplinare è divenuto opzionale o quanto meno negoziabile, e l’autorità di chi si siede dietro la cattedra un puro orpello. Mentre su ogni scrutinio pende sempre la minaccia di un ricorso al Tar».
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