L’esercito degli Ata

Si è parlato di un esercito di beneficiari del nuovo contratto scuola: un milione e più tra docenti e Ata. Poiché il contratto dispiega i suoi effetti su due esercizi finanziari e si situa a cavallo di due anni scolastici, l’esercito ha alcune variabili interne, ma grosso modo, in difetto, si può stimare che raggiunga la rispettabile quota di 1.130.000 unità di personale.
Con questi numeri sarà difficile che il ministro Moratti riesca a ristrutturare il bilancio dell’Istruzione per abbassare la quota delle spese correnti (stipendi del personale, pari al 90%) a favore della quota di investimento. E sarà difficile per il sindacato raggiungere la media degli stipendi europei per i docenti assegnando forti aumenti per un esercito di persone.
Sono un po’ le contraddizioni e le patologie del sistema.
All’interno di queste contraddizioni vi è anche la questione del personale Ata che, dopo la statalizzazione dei dipendenti degli Enti locali, ha raggiunto punte che hanno sfiorato le 300 mila unità. Attualmente arrivano a 254 mila, con una consistente quota di bidelli. Un esercito che pesa, anche nelle scelte dei sindacati (e forse non è un caso che questo contratto non sia stato firmato dalla Gilda, l’unico sindacato seduto al tavolo negoziale che organizza solamente il personale docente).
Se si pensa che attualmente i docenti della scuola elementare sono 252 mila, tra insegnanti di ruolo e a tempo determinato, cioè l’equivalente del personale Ata in servizio, si può capire quale complessità e quali squilibri vi possano essere all’interno del comparto.
E forse si capisce anche perché lo stesso ministro Moratti abbia tentato, inutilmente, di separare il contratto dei docenti da quello del personale Ata.