L’egualitarismo totale non ha prodotto una scuola equa

Questa la replica di Giovanni Vinciguerra, direttore di Tuttoscuola: “Se fossimo in Danimarca, spenderemmo in istruzione circa l’8% del PIL. Rapportato al PIL italiano vorrebbe dire incrementare la spesa per l’istruzione (che oggi è intorno al 4% del PIL, ndr) di circa 70 miliardi di euro all’anno: gli insegnanti sarebbero pagati benissimo, le scuole sarebbero interamente digitalizzate e piene di laboratori, e così via. Però siamo in Italia e abbiamo una situazione del tutto diversa. E’ gravemente lesivo della dignità della scuola che essa sia costretta a chiedere alle famiglie i soldi per la carta igienica e le fotocopie. Questa è la realtà della scuola italiana nel 2015. Certamente la novità dei contributi privati fa uscire la scuola italiana dall’“area di comfort” e racchiude molti rischi (e abbiamo suggerito alcune modalità per mitigarli, si veda l’intervento a questo link: http://tuttoscuola.com/cgi-local/disp.cgi?ID=35726 ) ma è una realtà che ancora non conosciamo. Mentre conosciamo molto bene l’egualitarismo totale che abbiamo vissuto e che ha fallito, nella storia e anche nella scuola italiana. Il modello statalista accentrato, sulla carta uguale per tutti, non ha prodotto uguaglianza: la scuola italiana – con gli elevatissimi tassi di abbandono, con le drammatiche differenze sul territorio – è estremamente iniqua e non svolge, se non in minimi termini, il ruolo di ascensore sociale. Il rischio evidenziato dall’on. Giordano di disarticolare l’unità della scuola è da tenere presente, ma in realtà questo rischio già lo viviamo pienamente.

Se le cose stanno così, siamo sicuri che tutte le scuole debbano continuare a disporre degli stessi fondi, tutti gli insegnanti avere lo stesso stipendio, fare gli stessi orari di servizio?

Ci vuole coraggio, anche nel superare certe barriere ideologiche. Questo sistema non funziona. E’ una macchina che corre al 50% delle potenzialità. E il 25% di Neet non possiamo più permettercelo.

L’attenzione va posta, invece che sulla difesa nostalgica di un egualitarismo che nella sua declinazione pratica ha prodotto un sistema inefficiente e iniquo, sui controlli, sulla trasparenza, sugli interventi compensativi, sui quali si dovrebbe concentrare l’attività del Miur nell’ambito di un sistema delle scuole autonome”.