
Le Regioni pronte per una moderna proposta per la scuola
La qualità della scuola è una delle questioni con cui le Regioni dovranno misurarsi. Per quest’obiettivo occorre riconoscere che da solo è inadeguato il riordino ordinamentale ed organizzativo dell’istruzione liceale, tecnica e professionale messo in campo dal ministro Gelmini, perché non accompagnato da un lavoro comune tra livello statale e livello regionale.
Occorre resistere, anche, ai richiami di chi ritiene che i mali del sistema educativo sarebbero guariti incrementando l’investimento finanziario. Non è solo questione di più “soldi”, anche se non va sottovalutato l’investimento di risorse.
Molti fanno finta di non sapere che le molte questioni che investono il nostro sistema educativo s’intrecciano con quelle del sistema istituzionale, e richiedono la definizione di un piano d’azione condiviso utile per la trasformazione degli assetti organizzativi del sistema d’istruzione, per nuove condizioni di funzionamento amministrativo.
Per questo il vero banco di prova per le Regioni è concorrere a delineare il sistema d’istruzione nel quadro del federalismo scolastico, tornato di forte attualità con la presentazione in Parlamento della bozza del decreto legislativo concernente l’attuazione del federalismo demaniale.
Il Paese ha la necessità di un federalismo scolastico ambizioso che assicuri una risposta ai seri problemi di modernizzazione che si pongono nel Nord, con la consapevolezza che non è tuttavia la coltivazione di suggestioni protezioniste e di chiusura che consentirà al Nord di reggere alle sfide che vengono dal mondo globale.
Così come per il Sud è necessaria una forte iniziativa politica e culturale perché il federalismo scolastico non si riduca ad uno strumento per lasciare al Nord più risorse, con la rinuncia ad ogni prospettiva di sviluppo nazionale.
In questo caso a pagare sarebbero i diritti dei più deboli.
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