L’autogol dei caloriferi spenti

L’Unione delle Province italiane (UPI), nel minacciare di lasciare al freddo gli studenti delle superiori come atto di protesta contro la manovra finanziaria dell’Esecutivo, ha fatto autogol due volte.

Prima di tutto ha rappresentato male le Province proprio nel momento in cui per effetto degli accorpamenti queste stanno attraversando il peggior momento della loro vita repubblicana; sono già molte le Province che, per fortuna, si sono dissociate dall’idea della serrata.

In secondo luogo la minaccia non solo non ha intimorito il Governo, ma non ha nemmeno provocato la solidarietà e la comprensione degli studenti e delle famiglie su cui, con tutta probabilità, il presidente dell’UPI Saitta contava. L’ulteriore minaccia di prolungare le vacanze per effetto della chiusura delle scuole lasciate al freddo è la prova di questo maldestro tentativo di captatio, oltre che di ignoranza delle norme che non assegnano competenze alle Province in materia di calendario.

La minaccia sa di serrata: impensabile per una istituzione pubblica di quel livello.

Le province hanno diversi compiti (esempio: turismo, trasporti, caccia e pesca, viabilità, agricoltura, protezione civile, parchi naturali, istruzione secondaria superiore, formazione professionale, ecc.). Perché, tra i tanti ambiti di intervento, colpire proprio quello dell’istruzione e degli studenti, se non per tentare un odioso ricatto che tocca la vita delle famiglie? E prima di spegnere i caloriferi, non ci sono proprio altri costi da tagliare?

Diversi commentatori politici hanno ironizzato su quella strana minaccia, proponendo, in alternativa, di spegnere prima di tutto i caloriferi degli uffici dell’UPI e delle amministrazioni provinciali. C’è anche chi si è detto dispiaciuto per la mancata soppressione di tutte le Province.

Sì, è stato davvero un clamoroso autogol dell’UPI.