L’anagrafe emiliana anticipa la devoluzione?

Mariangela Bastico, assessore alla scuola per la regione Emilia Romagna, ha dato notizia dell’avvenuta costituzione di un’anagrafe scolastica per i ragazzi di età compresa tra i 14 e i 17 anni che entrerà in vigore da gennaio.

Prima del suo genere, l’anagrafe emiliana incrocia le banche dati di quattro sistemi e sarà in grado secondo gli organizzatori di individuare uno per uno tutti i ragazzi di quella fascia di età, e di seguirne i percorsi formativi nel sistema scolastico o in quello della formazione professionale e apprendistato.

L’anagrafe, che l’assessore ha denominato “antilucignolo”, dovrebbe individuare con immediatezza i “dispersi”, cioè i ragazzi che, nonostante l’obbligo, non fruiscono di alcun percorso formativo.
Uno strumento antidispersione che collega le varie anagrafi dei comuni che contengono i ragazzi residenti, i dati delle 610 scuole medie e superiori in regione (dove è stato formato appositamente un addetto di segreteria in ogni scuola), più i dati, di cui l’assessorato è già in possesso, per gli iscritti a formazione professionale e apprendistato.
L’iniziativa è molto interessante e meritevole di sostegno, ma pone un problema.

Il decreto legislativo n. 76 sul diritto-dovere ha introdotto la costituzione dell’anagrafe scolastica nazionale e, dopo un primo anno di sperimentazione, da quest’anno scolastico il Miur, con nota 2101 del 21 ottobre scorso, ha attivato formalmente l’anagrafe per tutte le istituzioni statali (un’anagrafe, quindi, incompleta e funzionale per il momento alla determinazione degli organici del personale docente statale).
L’anagrafe nazionale e quella regionale opereranno in sinergia tra di loro, evitando doppioni e spreco di risorse, oppure procederanno per linee diversificate, incrociandosi e disturbandosi?