L’anagrafe dello studente viola la privacy?

Il ministro Gelmini ha firmato il decreto sull’anagrafe dello studente ed è subito polemica.

Il Pd, per bocca della responsabile scuola Francesca Puglisi, apprezza, da una parte, lo strumento dell’anagrafe per prevenire e contrastare la dispersione scolastica, ma, dall’altra, ritiene che venga violata la privacy dei minori laddove si prevede di “collezionare informazioni sullo stato di salute, il credo religioso e i dati giudiziari.” Quei dati devono essere immediatamente cancellati per evitare di passare da una buona iniziativa ad una schedatura che ricorda i provvedimenti del ventennio.

Per la Cgil il provvedimento sarebbe lesivo dei diritti civili e della privacy.

Probabilmente alla base di questi severi giudizi c’è un equivoco o, quanto meno, una non completa valutazione del decreto che, è bene sottolinearlo, è passato al vaglio attento e rigoroso del Garante della privacy che, a quanto risulta a Tuttoscuola, è stato investito della delicata materia quasi un anno fa e durante i mesi passati non ha mancato di vagliare le formulazioni del testo fino a pervenire alcune settimane fa al formale assenso al decreto definitivo.

C’è da dire che, come si evince da diversi passaggi del decreto, lo strumento raccoglierà dalle scuole solamente dati in forma anonima.

Le scuole, secondo il regolamento sulla privacy varato dal ministro Fioroni alla fine del 2006 (dm 7 dicembre 2006 n. 305), sono già autorizzate a raccogliere dati sensibili sugli alunni, relativamente allo stato di salute, alle scelte religiose ed altro. La raccolta di questi dati non determina in alcun modo violazione della privacy, come avviene ormai da tempo.

La violazione della privacy c’è quando quei dati personali vengono in qualche modo resi pubblici.

Ma, a quanto risulta, l’anagrafe dello studente non ha questo potere (né questa intenzione): la trasmissione dei dati raccolti dalle scuole, comunque e qualunque natura essi abbiano, sono tassativamente anonimi e utilizzati a fini statistici.

L’allegato tecnico al decreto ministeriale, anch’esso oggetto di attento esame da parte del Garante della privacy, è stato proprio predisposto in modo che i dati che perverranno al ministero potranno essere letti solamente in forma quantitativa e anonima.