L’affaire Calabria. Servono prontezza di intervento, severità e trasparenza
Secondo una vecchia prassi che sembra sopravvivere tuttora tra molti funzionari ministeriali, i panni sporchi si lavano in casa.
Sarà questo l’atteggiamento in viale Trastevere davanti al preoccupante scandalo di corruzione emerso nell’affaire Calabria?
Per il momento conveniamo sul doveroso riserbo, perché immaginiamo che, accanto all’indagine della magistratura calabrese, il ministero abbia già avviato ispezioni e indagini amministrative approfondite.
Nell’immediato il ministro ha attribuito al capo dipartimento delle risorse umane e finanziarie Giovanna Boda le funzioni di commissario straordinario dell’Ufficio scolastico regionale della Calabria, in sostituzione del direttore Maria Rita Calvosa, temporaneamente sospesa a seguito degli echi sull’indagine della magistratura calabrese. La Boda opererà d’intesa con il collega Versari del dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione, per le materie di sua competenza.
Un primo segnale di trasparenza che serve a fugare con immediatezza qualsiasi dubbio su possibili coperture dei colpevoli o attenuazione della gravità dei reati emersi. E’ presumibile che la neo reggente dell’Usr calabrese si muoverà con tempestività e già in settimana dovrebbe incontrare in conferenza di servizio tutti i presidi calabresi, dando un segnale di vicinanza e al contempo di coinvolgimento di tutta la “squadra” sul territorio.
A indagini e ispezioni concluse, sarà invece altrettanto opportuno, nella massima trasparenza, rendere pubblici i provvedimenti adottati e le risultanze emerse, beninteso sempre nel rispetto del segreto istruttorio.
La trasparenza non sarebbe finalizzata tanto a soddisfare la curiosità giornalistica, ma a dare piuttosto un segnale a tutto il mondo della scuola sull’operato dell’Amministrazione scolastica, sulla decisa condanna dei responsabili corrotti – se saranno alla fine giudicati tali – e sulla netta presa di distanza dalle azioni illecite.
Potrebbe tuttavia non bastare un atteggiamento trasparente di rigore e severità, se contestualmente non venissero anche messe in atto prontamente nuove disposizioni su controlli e autorizzazioni.
Il mondo parallelo al sistema d’istruzione, quel sottobosco che vive di illeciti, come gli organi di polizia hanno messo in luce anche a Vibo Valentia, deve essere fronteggiato non solo con necessarie misure di controllo più severe e frequenti, ma soprattutto con nuovi dispositivi normativi e amministrativi rigorosi.
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