Bufera al Ministero dell’istruzione/2. Il ministro corre ai ripari di domenica

C’è da pensare che Bruschi non abbia concordato con il ministro e neanche con il Gabinetto la sua interpretazione, mandando su tutte le furie il ministro Bianchi e infuocando il fine settimana della scuola.

Mentre venerdì 5 marzo la Regione Lombardia, con una lettera a firma del presidente Fontana e della vice presidente e Assessore al Welfare Letizia Moratti, si rivolgeva addirittura al ministro della Salute Speranza, chiedendo di “conoscere formalmente quali siano i servizi pubblici essenziali richiamati nella nota del Ministero dell’Istruzione n. 1990 del 05 novembre scorso indirizzata ai Dirigenti scolastici”, la Regione Emilia-Romagna – dove hanno operato per anni il ministro Bianchi come assessore e il capo dipartimento Versari come direttore dell’Usr – prendeva duramente posizione: “In Emilia-Romagna, nei comuni in zona arancione scuro e in quelli in zona rossa, gli istituti scolastici sono già attivi per garantire attività e lezioni in presenza ad alunni con disabilità e con bisogni educativi speciali e quando sia necessario l’uso di laboratori. Si tratta delle sole deroghe alla sospensione delle attività in presenza”.

La circolare (del MI, ndr) – fa sapere la Regione – non ha un fondamento giuridico chiaro, dato che il Dpcm parla solo di alunni disabili e con bisogni educativi speciali, né sarebbe attuabile in assenza di alcuna indicazione operativa, che definisca precisamente innanzitutto di quali categorie si parli”.

Anche il direttore dell’USR Lombardia (dove potrebbe andare a lavorare Bruschi secondo alcuni rumors) Augusta Celada è dovuta intervenire con una nota urgente, precisando che “le istituzioni scolastiche organizzeranno il servizio tenendo conto del necessario e primario obbligo di rispetto delle misure per la prevenzione e gestione dell’emergenza”.

L’Anp, l’Associazione Nazionale Presidi, nel frattempo comunicava di avere chiesto al Ministero una risposta urgente e univoca per non lasciare tutta la responsabilità sulle spalle dei dirigenti scolastici.

Ma nonostante le prese di posizione la valanga provocata dalla nota di Bruschi non si fermava, provocando crescente pressione e nervosismo sia nelle scuole – e in particolare sui presidi, chiamati come altre volte a dover prendere decisioni senza una chiarezza normativa – sia tra le famiglie.

Spettava al ministero dell’istruzione risolvere la questione, lì dove si era generata.

Con una nota di chiarimenti, emanata inusualmente di domenica e inviata con urgenza a tutte le scuole, il capo di Gabinetto (cioè dell’ufficio di più stretta collaborazione del ministro Bianchi) Luigi Fiorentino è intervenuto annullando sostanzialmente le “prime indicazioni” della nota del capo dipartimento uscente, a chiarimento della quale ha riportato le deroghe alle zone rosse e gialle previste dal Dpcm, mentre non ha menzionato minimamente la possibilità di consentire l’accesso a scuola in presenza anche per i “figli di personale sanitario o di altre categorie di lavoratori, le cui prestazioni siano ritenute indispensabili per la garanzia dei bisogni essenziali della popolazione”, come riportato nella nota di Bruschi, che quindi è da ritenersi superata.

Ma i segni di questa ferita politica comunque restano.