La stella polare di Prodi
«Serve una riforma che renda la scuola seria, organizzata e forte, e che dia un ruolo nuovo agli insegnanti: una riforma giusta ma non indolore, perché una riforma che non turba gli equilibri preesistenti non è vera».
Romano Prodi a Bologna, dopo cinque ore di interventi di insegnanti, sindacalisti, dirigenti e parlamentari dell’Unione, a conclusione dei lavori della giornata in Fabbrica dedicata alla scuola, sintetizza così il futuro impegno per il rilancio dell’istruzione.
Per l’autonomia scolastica da rilanciare Prodi indica tre criteri fondamentali: le risorse, un quadro giuridico chiaro e qualcuno che misuri i risultati, perché non ci può essere autonomia senza valutazione.
La stella polare del ragionamento sul nuovo sistema di istruzione e formazione per Romano Prodi sono le scuole tecniche, viste come motore dello sviluppo, quindi «da potenziare».
«Quando vedo una riforma che distrugge la scuola tecnica e la butta nel residuo della scuola professionale ci vedo il ripudio della società moderna. Nella mia esperienza di docente di economia industriale ho sempre trovato correlazione tra la presenza di una buona scuola tecnica e le condizioni di salute di quel tessuto produttivo».
Prodi ha ripetuto un concetto già espresso nell’incontro sull’università a proposito di formazione tecnica: «Se abbiamo un numero studenti di comunicazione venti volte superiore agli ingegneri non andiamo mica da nessuna parte…».
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