La riforma senza informazione e formazione/1
“I principi sui quali si fonda il nostro progetto educativo sono quelli affermati dalla Costituzione repubblicana e dalla Convenzione europea: la dignità della persona, la libertà, l’uguaglianza, la solidarietà, la giustizia, la cittadinanza consapevole e partecipata“. Lo ha scritto Letizia Moratti in una lettera a “Repubblica” pubblicata domenica 15 maggio, sottolineando che la scuola italiana negli ultimi decenni si era concentrata “più che altro sulla trasmissione del sapere“.
Ma se sui principi e anche su alcuni contenuti il suo progetto di riforma ha attirato forse più consensi che critiche, sulle modalità di introduzione, gestione e accompagnamento del cambiamento hanno prevalso nettamente le critiche, che sarebbe miope ricondurre solo a motivi di contrapposizione ideologica e politica, che pure non sono mancati.
Chi ricostruirà la storia della scuola italiana non potrà non rimanere sorpreso da una precisa circostanza: la riforma Moratti è l’unica in 60 anni che si è tentato di varare senza un adeguato e sistematico piano di informazione e di formazione che coinvolgesse i docenti, i genitori, gli studenti. La stessa campagna pubblicitaria finanziata con i fondi destinati all’ampliamento dell’offerta formativa si è rivelata sostanzialmente un inutile dispendio di risorse per la banalità degli strumenti utilizzati (fumetto “Qui, Quo, Qua”, agenda, etc) che annunciavano alle famiglie un cambiamento che nelle scuole non aveva ancora preso forma, con la conseguenza di un aggravio di lavoro per le scuole e di un senso di delusione delle famiglie che non trovavano ciò che era stato annunciato.
Solo gli utenti registrati possono commentare!
Effettua il Login o Registrati
oppure accedi via