La riforma Moratti anticipa la devolution

Nel corso dell’iter parlamentare della legge di riforma la Lega ha sempre avuto un obiettivo preciso: ottenere, fin dalla prima stesura del testo, l’inserimento tra i “principi e criteri” ai quali si dovrà attenere il Governo, di una specifica norma riguardante la struttura e i contenuti dei piani di studio. Obiettivo raggiunto.

L’art. 2, comma 1, punto l del disegno di legge Moratti distingue infatti due livelli di elaborazione dei piani: uno nazionale, “che rispecchia la cultura, le tradizioni e l’identità nazionale”, e uno, riservato alle Regioni, relativo “agli aspetti di interesse specifico delle stesse”.

Il disegno di legge Bossi sulla “devolution” riprende quasi alla lettera la stessa impostazione, assegnando alla competenza esclusiva delle Regioni la “definizione della parte dei programmi scolastici e formativi di interesse specifico della Regione”.

Un’idea di come potrebbe essere utilizzata la quota regionale dei piani di studio l’ha data nei giorni scorsi l’assessore alle Culture, Identità e Autonomie della Regione Lombardia (nonché consigliere, dimissionario, della RAI) Ettore Albertoni, che ha ventilato l’ipotesi di far studiare nelle scuole la grammatica lombarda e le tradizioni locali. Non è chiaro però a chi saranno affidati questi insegnamenti: chissà se un insegnante siciliano potrà candidarsi…