La ricreazione è finita. Per tutti

La ricreazione è finita” è il titolo dell’ultimo libro di Roger Abravanel, scritto con Luca D’Agnese (Rizzoli, 2015). Il titolo è identico a quello di un noto saggio di Norberto Bottani, pubblicato nel 1986 da il Mulino, ma la materia trattata è diversa, come emerge con chiarezza dai rispettivi sottotitoli: “Scegliere la scuola, trovare il lavoro’ per il primo, “Dibattito sulla qualità dell’istruzione” per il secondo.

In comune i due volumi hanno l’idea che non ci sia più tempo da perdere: che, appunto, la ‘ricreazione’ sia finita, e che occorra agire. Ma mentre il focus del libro di Bottani era costituito dall’analisi del fallimento delle politiche pubbliche realizzate dai governi nel dopoguerra, e soprattutto dopo il 1968, per gestire il fenomeno della scolarizzazione di massa (qualità scadente, scarsa mobilità sociale ascendente, iniquità) al centro del lavoro di Abravanel e D’Agnese stanno gli studenti e le loro famiglie, posti di fronte alla difficile scelta del percorso formativo più idoneo a far trovare allo studente uno sbocco lavorativo adeguato.

Il baricentro del lavoro di Bottani era costituito insomma dalle politiche pubbliche, da quelle riforme di sistema ‘democratiche’ al cui fallimento egli proponeva di porre rimedio attraverso un sistema di scuole autonome dai poteri centrali e piani di studio più leggeri e personalizzati, orientati soprattutto alla formazione del pensiero razionale. La ‘ricreazione’ che doveva finire era riferita alla stagione del riformismo scolastico. 

Per Abravanel, autore del best seller “Meritocrazia” (Garzanti, 2008), che a suo tempo suscitò l’interesse del neoministro Mariastella Gelmini, e per D’Agnese, come lui superconsulente aziendale a livello internazionale (hanno entrambi collaborato con la società McKinsey, leader nel settore della consulenza manageriale) i sistemi scolastici sono quelli che sono, e il realismo consiglia di fare le scelte migliori all’interno dell’offerta formativa disponibile.

Qui la ‘ricreazione’ che deve finire è quella delle famiglie che non fanno scelte oculate, non si informano, iscrivono i figli alla scuola più vicina anziché a quella più adatta, ignorano il fatto che le competenze oggi più richieste dalle aziende sono quelle di tipo personale (soft skills) come la capacità di risolvere problemi e di interagire, competenze che si acquisiscono se si frequentano buone scuole e si hanno buoni professori (e genitori che fanno le scelte giuste).

Questo libro è una sorta di manuale rivolto non ai decisori politici, come era quello di Bottani, ma agli studenti e alle loro famiglie. Un manuale pratico, una utile guida alla scelta della scuola. Attenzione: non del ‘tipo’ di scuola, ma proprio dell’ambiente educativo migliore perché, sottolineano gli autori, “scegliere l’istituto scolastico è spesso ancora più importante che scegliere il tipo di scuola”.