La protesta contro i test Invalsi si estende alla politica

La protesta contro la somministrazione delle prove Invalsi, infiammata dalle iniziative dei Cobas si è estesa in qualche scuola anche ai bambini della primaria, dove a guidare l’astensione sono le mamme che si sono tenuti i figli a casa.

Proprio la scuola primaria è la chiave di interpretazione politica della protesta. Infatti in quel settore scolastico le prove Invalsi non sono una novità, in quanto da due anni vengono regolarmente effettuate senza che vi sia mai stata alcuna forma plateale di protesta. Quest’anno, nonostante siano state confermati contenuti e modalità di somministrazione delle prove, l’effetto domino ha coinvolto anche questo settore.   

La ragione della protesta è dunque da ricercare altrove, a cominciare dall’azione mirata contro il ministro Gelmini e la sua politica. Le prove (non si tratta di quiz come ha precisato anche il direttore generale dell’Invalsi, Dino Cristanini) sono diventate lo strumento, il pretesto per protestare, chiamando in causa, quindi, la politica.

E la politica, come si sta vedendo in questi giorni, ha risposto, a cominciare dalle dichiarazioni della senatrice Mariangela Bastico del PD (riprese da Tuttoscuola su questo sito) che ha criticato la protesta Cobas ma ha chiesto al ministro Gelmini un confronto parlamentare.

Anche dalla maggioranza sono venute analoghe richieste al ministro. Se ne è fatto carico con una interrogazione parlamentare il senatore del Pdl Luigi Compagna: “Chiedo al ministro Gelmini se un’ampia ed attenta ricognizione su implicazioni e preoccupazioni scaturite dall’ingresso ufficiale nella scuola italiana, il 10 maggio, di una metodologia e al tempo stesso strategia della valutazione – si legge nell’interrogazione del senatore (che non sembra non sapere che le prove sono in corso per il terzo anno) – debba essere oggetto, nei tempi e nelle forme possibili, di ampia e attenta analisi, anche attraverso il coinvolgimento del Parlamento”.

L’Italia dei Valori, mediante il senatore Pedica, si unisce alla protesta: “Aderisco e sarò presente alle iniziative di genitori ed alunni che per sottrarsi alla buffonata dei test Invalsi non stanno mandando a scuola i propri figli, improvvisando lezioni in piazza”.

Quella che il senatore Pedica chiama “buffonata” è ritenuta invece una cosa molto seria da migliaia di insegnanti, al punto che anche tantissime strutture formative accreditate hanno fatto partecipare i propri ragazzi del 2° anno alle rilevazioni INVALSI, pur non essendo per loro ancora obbligatorie (lo saranno dal 2011/12 ).