La novità dei tagli alla scuola

I commenti politici e sindacali sulla manovra fiscale che coinvolge anche l’istruzione con l’art. 64 del decreto legge 112 del 25 giugno scorso, sono decisamente contrari, ma utilizzano a loro difesa una valutazione non troppo appropriata e che sembra servire a rimescolare le carte. Ci spieghiamo.

Se in passato i tagli dei posti di docente provocavano altrettanti tagli di classi, con effetti talvolta dirompenti sulla qualità del servizio, in quanto la riduzione di classi determinava sovraffollamento, questa volta, sull’esempio della Finanziaria Prodi del 2007 che aveva ridotto l’orario del biennio dei professionali mantenendo intatte le classi e riducendo soltanto i posti di docente, la previsione è simile: semplificare curricoli e piani di studio con conseguente riduzione dell’orario delle lezioni e minor fabbisogno di docenza.

Tuttavia la stampa nazionale, memore forse della tipologia di tagli del passato, parla di riduzione di organico e concomitante chiusura di molte classi.

Dall’impianto del decreto legge sembra però che le cose non stiano così, salvo smentita nei fatti da parte del ministero in sede di emanazione dei regolamenti e forse dello stesso piano programmatico previsto dal decreto.

Il sindacato scuola, indubbiamente, ha di che lamentarsi per la riduzione sicura di posti ed è comprensibile che cerchi solidarietà tra i genitori e gli studenti ipotizzando una uguale sorte negativa sia per gli organici sia per le classi. Ma se le classi non verranno toccate, verrà a mancare il fronte unitario della protesta e il sindacato potrebbe non trovare quella sponda.