La contestazione ai test di valutazione nel Regno Unito

Secondo quanto riferito dai quotidiani inglesi, sono i genitori ad essere i più fermi oppositori dei SAT (test) e della rigida impostazione che sta a loro fondamento, che “prescinde da ogni impostazione pedagogica”. Infatti il rivendicare che i loro figli siano ‘felici’ a scuola anziché angosciati e stressati è molto più legato alla considerazione che il buon apprendimento, ciò che forma e rimane, si verifica quando è felicemente appreso, mentre la pervasività dei test e le loro conseguenze (le scuole con cattivi risultati nei test devono chiudere) hanno portato con sé un’altra pessima conseguenza, nella quale potremmo imbatterci anche in Italia, quella dell’insegnamento orientato al superamento del test (teaching to the test).

Tale approccio allo studio, si legge nei giornali inglesi, comporta un’inibizione di ogni approfondimento e quindi di ogni chance di incidere e rimanere: ‘Memorizzare e non farsi domande’ è attualmente l’unico sistema adottato perché considerato vincente per superare i test, e l’universalmente riconosciuto approccio alla matematica. Non se ne preoccupano gli amministratori e i decisori politici ‘ossessionati’ dalla comparazione e dalla messa a punto di un sistema ‘automatico’ e ‘perfetto’, forse più interessati, ottusamente, ai risparmi possibili nell’immediato fondati su procedure certe, su ‘dati concreti’, per chiudere scuole inefficienti e tagliare le spese.

Si trascura evidentemente che lo stato emozionale dell’allievo condiziona in modo decisivo l’apprendimento, inibisce la partecipazione, la possibilità di porsi e porre domande e favorisce l’estraneità. E ciò si verifica nella  matematica più che nelle altre materie.