Duemila docenti di scuola primaria, nel prossimo settembre, saranno chiamati ad insegnare l’inglese anche se non avranno ancora completato il percorso di formazione con cui dovranno acquisire il livello di competenza minima previsto dagli standard internazionali (livello B1).

Di fronte a questo progetto la Cisl-scuola è critica: pur di perseguire gli obiettivi di contenimento della spesa – osserva il sindacato di Scrima – il “piano di formazione linguistica”, predisposto e gestito dall’ANSAS su incarico del Miur, che coinvolgerà, in totale nel triennio, cinquemila unità di personale, ipotizza che una parte dei docenti in formazione (duemila circa) possa essere considerata idonea all’insegnamento dell’inglese con la sola frequenza di 50 ore di formazione integrata (parte on line e parte in presenza).

“Sono evidenti i rischi di un abbassamento dei livelli di qualità dell’insegnamento, qualora non siano assicurate alcune precise condizioni. In termini più chiari, non basta che il possesso di un livello A1 di competenza sia indicato come requisito di priorità nell’accesso al contingente dei duemila corsisti “accelerati”: questo deve essere indicato come requisito essenziale e imprescindibile“.

L’efficacia e la qualità della didattica, si desume dal comunicato sindacale, non possono continuare ad essere l’ultima preoccupazione di chi governa la nostra scuola pubblica. I timori della Cisl-scuola che non sia assicurata la qualità della formazione (e dell’insegnamento) coincidono con l’analoga posizione espressa dalla Flc-Cgil.

Si legge nella nota del 29 marzo 2010 del direttore generale dell’Ansas: “i docenti destinatari della formazione dovranno svolgere da maggio 2010-settembre 2010 un percorso di formazione (30 ore in presenza, 25 ore Online) che privilegerà l’acquisizione delle competenze linguistiche spendibili nelle prime classi di scuola primaria“. Quali i criteri in base ai quali il progetto ed il relativo preventivo presentato dall’Ansas è stato ritenuto dal Miur “congruo e meritevole di approvazione“?