La battaglia per la legalità: il valore della responsabilità pilastro dell’azione formativa/1

La scuola dovrebbe essere la sede privilegiata per educare alla legalità le nuove generazioni; scopre purtroppo di avere qualche appesantimento di troppo come dimostra il  “chiasso” mediatico prodotto nelle ultime settimane, dal caso del Liceo Virgilio di Roma. La cornice del dibattito riguarda – e non è certo la prima volta nel nostro Paese – la funzione educativa della scuola ed il sempre più difficile rapporto tra Istituzioni pubbliche e cittadinanza.

Il “Virgilio”, liceo prestigioso, protagonista negli ultimi anni di un significativo processo di miglioramento e di innovazione, ha affrontato con coraggio e determinazione la sfida della legalità. L’educazione alla cittadinanza costituisce un obiettivo ineludibile dell’azione formativa della scuola: le Raccomandazioni europee cui si sono ispirate le più recenti azioni di riforma del nostro sistema educativo nazionale, insistono fortemente su competenze “trasversali”, life skills, lifelong learning. Una scuola moderna e consapevole della propria funzione di scopo, pone al centro del processo educativo la formazione di un cittadino “attivo”, ovvero capace di interagire con la società, di contribuire alla sua crescita, con un impegno che si pone a valle di un maturazione progressiva di valori e di assunti identitari che pongono in relazione costante e costruttiva il singolo con la comunità di appartenenza.

La questione, tuttavia, non si può risolvere con il solo impegno della scuola: le famiglie mantengono un compito fondamentale nella trasmissione dei valori e dei modelli di comportamento, come pure nel riconoscimento dei ruoli (primo fra tutti, quello delle Istituzioni dello Stato). L’affievolirsi del ruolo genitoriale e l’allentarsi sempre più evidente della centralità della famiglia come riferimento dei giovani, insieme al sistematico venire meno di contesti di crescita paralleli (il gruppo sportivo, come la parrocchia, come la sezione di partito o il gruppo di volontariato, che sia laico, politico o di ispirazione religiosa), provoca smarrimento nei giovani, che appaiono sempre più fragili e privi di canali di aggregazione virtuosa. Sono trascorsi più di quarant’anni dal varo dei decreti delegati del 1974 che aprivano le porte alle famiglie e al territorio, ma oggi la relazione Scuola-Famiglia è giunta ad una situazione di grave crisi.

Troppo spesso la collaborazione si rompe in contrasto; basti pensare alle quotidiane contestazioni delle valutazioni degli apprendimenti e del comportamento degli studenti, sempre più materia ordinaria di contenziosi che approdano a Tribunali Amministrati. Immaginare la scuola come spazio franco, ove la tutela dei minori si snatura in un permissivismo senza confini, significa lo smantellamento di valori e principi che sono alla base di una società democratica.