ITS alla prova/3. I precedenti più recenti

Vent’anni dopo, all’inizio degli anni novanta, il ministro Antonio Ruberti ci riprovò sul versante universitario con la proposta dei Diplomi universitari, di durata triennale, che andarono incontro a un rapido fallimento perché le università si dimostrarono incapaci di gestire percorsi di formazione superiore applicata, troppo distanti dalle loro tradizioni accademiche. E anche perché i Diplomi furono realizzati non in parallelo con le lauree, cioè come percorsi alternativi a queste ultime, ma come subarticolazioni dei corsi di laurea.

Verso la fine degli anni novanta (ministro Berlinguer) furono istituiti i corsi IFTS (Istruzione e formazione tecnica superiore) con un meccanismo di partnership tra scuole, università, enti locali e centri di formazione professionale rivelatosi spesso complicato e instabile, tanto da impedire il loro decollo in termini strategici.

Nel 2003, ministro Moratti, un gruppo di lavoro guidato da Gian Carlo Zuccon, già coordinatore della prima fase della commissione Brocca, fu incaricato di promuovere, partendo sperimentalmente da una quindicina di sedi, una rete nazionale di 60 istituti superiori, denominati “Istituti Superiori di Tecnologia” (IST). Tentativo anch’esso bloccato, a distanza di pochi mesi,  dalla mancanza di certezze finanziarie e giuridiche, oltre che organizzative.

Ora il tentativo di creare anche in Italia una fascia strutturata di istruzione tecnica superiore fuori dell’università viene ripetuto, con enorme ritardo. Si può solo sperare che i nuovi ITS possano disporre in modo garantito e continuativo di quelle risorse umane, finanziarie, tecniche e strumentali la cui carenza, insieme alla confusione delle competenze istituzionali, ha finora vanificato tutti i precedenti tentativi.