Italiano, la ‘I’ che viene prima

Prima di tutto l’italiano. Lo studio dell’Italiano è, infatti, la “I” che deve precedere le altre tre indicate nel programma elettorale della Cdl per la scuola: Inglese, Informatica e Impresa. Parola di AN.
Con riferimento alla “ventilata ipotesi di un decreto ministeriale con cui si avvierebbero alcuni aspetti della riforma per la scuola dell’infanzia e primaria e, fra l’altro, l’insegnamento dell’inglese e dell’informatica nella scuola elementare”, il responsabile scuola di AN Giuseppe Valditara chiede “l’immediato varo anche degli obiettivi specifici di apprendimento contenuti nelle indicazioni nazionali, così da potenziare gli insegnamenti ritenuti essenziali, in particolare quello della lingua italiana”. Questa richiesta non fa parte della bozza di progetto inviata dal Miur al Cnpi, che quindi si pronuncerà sulla versione riguardante solo l’inglese e l’informatica.
Il sen. Valditara, in un comunicato, dopo aver ricordato che il suo partito ha ottenuto “il ritorno e il rafforzamento di strutture fondamentali per la lingua italiana quali la sintassi, la grammatica e l’analisi logica, che esprimono la cultura della regola e dell’ordine mentale” e lo studio del latino nella scuola media, ha sottolineato l’urgenza dell’avvio della formazione linguistica dei nostri ragazzi alla fine della scuola dell’obbligo, visto il risultato negativo emerso da un’indagine Ocse da cui risulta che “…gli studenti italiani sono risultati ventunesimi nella lettura, cioè nella comprensione di un testo non specialistico”.
Dai dati internazionali, secondo Valditara, la scuola italiana non pare più in grado di assolvere efficacemente al compito di istruire i propri studenti. “La pessima conoscenza della lingua, oltre ad essere fattore di decadimento morale e materiale della cultura nazionale, comporta problemi di comunicazione e di efficienza… Nel complesso, possiamo affermare che una società che non conosce adeguatamente la propria lingua finisce con l’essere sempre più volgare, più approssimativa e più superficiale…”.