Italia e Grecia fanalini di coda in spese per istruzione e cultura

L’Eurostat, il servizio statistico dell’Unione, ha reso noti i dati relativi alle spese che i 27 Paesi aderenti hanno sostenuto nel 2011.

Per quanto riguarda la percentuale di spese impegnate per l’istruzione i 27 Paesi dell’Unione hanno mediamente investito il 10,9% dei loro bilanci complessivi.

L’Italia ha speso soltanto l’8,5% per l’istruzione. Si tratta di un investimento che ci vede al penultimo posto, seguiti soltanto dalla Grecia. Sotto la media europea ci sono anche la Francia (10,8%), la Spagna (10,5%) e la Germania (9,4%), mentre la Gran Bretagna si colloca ampiamente sopra la media dell’Unione con il 13,4%.

Se investire in istruzione, come anche molti partiti sostengono da tempo nei programmi elettorali (poi puntualmente disattesi, però), significa investire per lo sviluppo sociale ed economico del Paese, c’è da preoccuparsi per il futuro dell’Italia. 

Anche per quanto riguarda le spese per la cultura, il nostro Paese non brilla per investimenti: con l’1,1% di spese sostenute è il fanalino di coda dei 27 Paesi dell’Unione che, nell’insieme, sempre secondo Eurostat, hanno speso nel 2011 mediamente il 2,2% delle loro risorse.

In questa graduatoria la Grecia ci precede, di poco, con l’1,2%. Per Grecia e Italia, che detengono un patrimonio di cultura universalmente riconosciuto, risulta abbastanza sorprendente la percentuale di spese per questo settore. 

Le spese della Germania nel 2011 per la cultura (1,8%) sono state sotto la media dell’Unione; altrettanto quelle della Gran Bretagna (2,1%). Spagna e Francia, invece, hanno speso per la cultura più della media europea, rispettivamente con il 3,3% e il 2,5%.

Per l’Italia si potrà (e vorrà) invertire la rotta da subito per l’istruzione e per la cultura?