“Istruzione senza anima”: il Corsera attacca i nuovi programmi

Il “Corriere della Sera” di sabato scorso, 31 agosto 2002, ha ospitato un duro editoriale, a firma del prof. Ernesto Galli della Loggia, nel quale le bozze dei nuovi programmi predisposte dagli esperti del ministro Moratti vengono presentate addirittura come “una vera e propria pietra tombale calata sull’idea di cultura che ha finora ispirato il nostro sistema educativo”. A giustificazione di questa drastica bocciatura l’autorevole commentatore porta la proposta degli esperti di “introdurre in tutti i dodici anni del curriculum scolastico (…) una inedita educazione alla convivenza civile”, comprensiva dell’educazione alla affettività (oltre che sportiva, alimentare, stradale, ambientale ecc.) che a suo avviso minerebbe dalle fondamenta la corretta formazione della personalità morale dei giovani, legata al carattere disinteressato della conoscenza, fondato sullo studio delle discipline tradizionali e alla tradizione classica e umanistica.
A parte il fatto che, almeno per quanto riguarda i licei, il curriculum sarebbe di tredici anni e non di dodici (Galli della Loggia è forse rimasto fermo alla proposta iniziale, presentata agli “Stati generali” nel dicembre 2001), si ha l’impressione che l’editorialista del Corsera rilanci a suo modo, forse senza averne la piena consapevolezza, la vecchia parola d’ordine del ritorno all’essenziale (“back to basics”), già più volte risuonata in vari Paesi, nel corso del Novecento, a fronte della crescente complessità del processo formativo, ma sempre dimostratasi incapace di tradursi in una vera strategia educativa.
Galli non dedica neanche una parola, peraltro, all’altra grande questione irrisolta della scuola italiana, che è la costruzione di un robusto e competitivo canale di formazione professionale: pensa forse che la ricetta giusta per la formazione dei giovani italiani sia il liceo (possibilmente classico) per tutti?