Istruzione e formazione professionale/1. Le colpe di una caduta

Le Regioni hanno certamente le loro colpe. Come ricordava Giuseppe Bertagna in un’intervista al “Corriere della sera” del 23 gennaio (‘Scuola, le lobby hanno affossato la riforma’) «più che progettare il sistema dell’istruzione e formazione professionale» secondario (dai 14 ai 18 anni) e superiore (dai 18 ai 23 anni), loro assegnato dalla Costituzione e dalla legge n. 53/03, «hanno preferito ostruire la riforma Moratti». Non solo non l’hanno progettato finora, ma nemmeno sembra che lo stiano facendo, purtroppo.
Il governo e il ministro Moratti dovevano però stabilire con le Regioni, in nome della leale collaborazione interistituzionale, le tabelle di riconversione degli attuali istituti tecnici e professionali nei nuovi licei. L’hanno fatto da soli, come se le Regioni non esistessero. Dovevano stabilire con esse la normativa per il 20% di autonomia. Hanno deciso un’altra volta da soli. Dovevano, per Costituzione e per la legge n. 53/03, cooperare insieme con le Regioni per fornire al paese un sistema educativo di istruzione e di formazione internamente articolato in un sistema dei licei e in un sistema dell’istruzione e formazione professionale secondaria e superiore di pari dignità, tra loro interconnessi. E’ stato invece imposto al paese un sistema dei licei bulimico e un sistema dell’istruzione e formazione professionale anoressico, istaurando tra i due una gerarchia non solo quantitativa (80% dei ragazzi al liceo e massimo 20% all’istruzione e formazione professionale), ma ciò che più conta qualitativa.