Invalsi/5. Boicottare la valutazione per combattere Gelmini?

Circolano in internet documenti come quello di un ‘Comitato di genitori’ di Bologna che propone di non autorizzare la partecipazione dei figli ai test nei giorni 10, 11, 12, 13 maggio, chiedendo  che venga invece svolta la normale attività didattica, per “dare il nostro segnale di dissenso” verso la politica scolastica dell’attuale ministro.

Analoga la linea di alcuni sindacati di base, che aggiungono altre motivazioni: le prove a loro avviso non sarebbero obbligatorie per gli insegnanti (solo per l’Invalsi) in quanto non previste dal contratto.

Ci sembrano atteggiamenti simili a quello di chi avendo scoperto di avere la febbre rompe il termometro anziché curare la malattia.

Fra l’altro il Ministero in una lunga nota (prot. n. 2792 del 20 aprile 2011) a firma del direttore Carmela Palumbo, puntigliosamente argomentata sotto il profilo giuridico con ripetute citazioni di fonti che risalgono a governi di opposto orientamento politico, ha specificato che “l’ordinamento scolastico richiede alle scuole la partecipazione, anzi il concorso istituzionale, alle rilevazioni periodiche e di sistema”. E che “anche il piano annuale delle attività, predisposto dal dirigente scolastico e deliberato dal collegio dei docenti, ai sensi dell´art 28, comma 4, del vigente C.C.N.L non può non contemplare tra gli impegni ‘aggiuntivi’ dei docenti, anche se a carattere ricorrente, le attività di somministrazione e correzione delle prove INVALSI”.

Oltretutto, fa presente la nota, il lavoro più impegnativo sarà svolto dai rilevatori esterni che opereranno nel campione di scuole scelte dall’Invalsi. E in ogni caso a fronte di attività svolte dagli insegnanti in occasione dello svolgimento delle prove “ferma restando l’assoluta pertinenza sotto il profilo giuslavoristico con le mansioni proprie del profilo professionale, il riconoscimento economico per tali attività potrà essere individuato, in sede di contrattazione integrativa di istituto, ai sensi degli artt. 6 e 88 del vigente C.C.N.L.”.

Insomma non sembrano esserci sufficienti motivazioni né politiche né giuridiche né contrattuali a sostegno del boicottaggio delle prove Invalsi. Altro discorso è quello che riguarda l’opportunità – già evidenziata nelle precedenti news – di affiancare alle prove e agli altri strumenti di rilevazione apprestati dall’Invalsi ulteriori approcci e metodi valutativi, dando alla valutazione una dimensione plurale, multilaterale, e attivando in ogni caso un virtuoso processo di implementazione dei processi. Guardare indietro non serve a nessuno.