Invalsi. Scampato pericolo, ma …

Nei giorni che hanno preceduto la prova nazionale Invalsi del 19 giugno per l’esame di terza media, al Ministero e a Frascati, sede dell’Istituto, si sono vissuti momenti di forte preoccupazione a seguito dell’attacco di alcuni hacker.

Tutto era pronto per soluzioni alternative, ma, per fortuna, il pericolo di mettere in discussione la prova, ricorrendo anche ad un suo eventuale rinvio, è caduto.

Se fosse stata adottata una radicale soluzione alternativa, la prova non sarebbe stata più come prima e vi sarebbero stati pesanti contraccolpi sull’intero sistema delle rilevazioni degli apprendimenti, rafforzando il partito degli oppositori del sistema di valutazione. Senza considerare anche i contraccolpi politici sui vertici dell’Invalsi e dello stesso Ministero.

Tutto è bene quel che finisce bene, ma il pericolo scongiurato può diventare una salutare occasione, non solo per mettere in sicurezza il sistema, ma per ripensare a fondo quella prova, i suoi contenuti e la sua incidenza sull’esame. Prova istituita dalla legge 176/2007: “L’esame di Stato comprende anche una prova scritta, a carattere nazionale, volta a verificare i livelli generali e specifici di apprendimento conseguiti dagli studenti …”.

Ha senso che la prova insista su due materie d’esame, italiano e matematica, che già sono oggetto di specifiche prove scritte da parte della commissione?

Ha senso che venga sottratta alla commissione d’esame la valutazione sulla prova?

Nel primo anno di applicazione venne rimesso alla commissione la scelta di avvalersi o meno degli esiti della prova. Era sbagliato?