Integrazione degli studenti stranieri, basta intendersi

Durante il comizio di chiusura della campagna elettorale della Lega a Roma, quello cui hanno preso parte anche il segretario-vicepresidente Matteo Salvini e il discusso generale Vannacci, il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha tenuto il punto sulla questione dell’integrazione degli studenti stranieri nel sistema scolastico italiano, ribadendo la sua posizione: dal palco di Piazza Santi Apostoli, infatti, Valditara ha dichiarato che “Tutti gli studenti stranieri devono conoscere la lingua italiana e la Costituzione italiana e la cultura”, ma devono essere messi in condizione di farlo.

Una adeguata conoscenza della lingua italiana è infatti “il primo, fondamentale passo per una reale inclusione. Nelle classi dove gli studenti di origini straniere, e che abbiano importanti carenze nella conoscenza della lingua, siano uguali o superiori al 20%, dal 2025 arriverà un docente adeguatamente formato che affiancherà con lezioni di potenziamento il lavoro di classe. Già da settembre, intanto, le scuole potranno organizzare corsi aggiuntivi extracurricolari di potenziamento grazie a fondi ad hoc del PON.  Misure concrete, ispirate al criterio del ‘fare’, per una scuola che sia realmente costituzionale, al servizio di ogni studente”.

Queste misure sono rivolte a quegli alunni stranieri che, soprattutto se neoarrivati in Italia, non possiedono un adeguato livello di conoscenza della lingua italiana come lingua di comunicazione e (conseguentemente) di studio, e che mantengono gravi deficit di conoscenza della lingua nel percorso successivo. Si tratta di una minoranza, perché oltre due terzi degli studenti con cittadinanza non italiana sono di seconda generazione e parlano perfettamente la nostra lingua (peraltro il numero complessivo di alunni stranieri è per la prima volta in flessione, anche se in misura inferiore a quelli italiani (Nel numero di giugno della rivista Tuttoscuola, che ha sempre prestato molta attenzione alla questione dell’integrazione dei migranti, c’è un approfondimento ricco di dati e analisi a firma di Alfonso Rubinacci). Si avvia così un percorso che porterà, attraverso la rimodulazione degli organici, ad introdurre un docente con una formazione ad hoc nelle classi con un numero di studenti stranieri neoarrivati in Italia, e con deficit nella lingua, pari o superiore al 20%.

Sul tetto di studenti stranieri per classe”, ha insistito il ministro, “occorre fare una distinzione molto netta fra quei ragazzi che non conoscono una parola di italiano, e che non possono essere la maggioranza in una classe, e i ragazzi stranieri che sono nati in Italia e conoscono perfettamente l’italiano: non vogliamo scuole ghetto e innanzitutto non vogliamo delle classi ghetto, ma soprattutto non vogliamo che si concentrino in una classe ragazzi appena arrivati che non conoscono una sola parola di italiano”. Per loro è doveroso un supporto, ça va sans dire, che potrebbe essere assicurato in vari modi (andrebbe valorizzata ad esempio l’esperienza che da anni conduce in questo ambito la scuola Penny Wirton di Eraldo Affinati e Anna Luce Lenzi), incluso l’utilizzo concorrente di software per l’apprendimento delle lingue sempre più evoluti ed efficaci. Anche a prescindere dal numero di alunni stranieri in classe.

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