Inserimento, integrazione, inclusione: la scala del successo formativo degli alunni con disabilità

Andrea Canevaro, in una intervista a “Vita”, ricordava che «dal mio lungo lavoro con le persone con disabilità ho tratto una scaletta di parole, che riguardano tutti: inserimento, integrazione, inclusione. Penso abbiano molto da dire. L’inserimento è il venire al mondo, l’entrare in un mondo che c’era già, il non pensare che io devo inventare la lingua del mondo, io faccio parte di un mondo che già esiste. Poi c’è l’integrazione, io mi integro facendo un doppio lavoro di adattamento: mio all’ambiente e dell’ambiente a me. A un certo punto però devo immaginare ciò che c’è oltre, uscire, ed è l’inclusione».

Con ogni probabilità il suo pensiero di padre della pedagogia speciale ha guidato le ultime riforme proprio verso l’inclusione. In particolare, la legge 107/2015 della Buona Scuola ha concretizzato l’auspicio del prof. Canevaro, prevedendo una specifica delega per la promozione dell’inclusione scolastica degli studenti con disabilità, tradotta nel decreto legislativo 66/2017 che proprio dell’inclusione scolastica ha dato, tra l’altro, queste definizioni:  

  • si realizza nell’identità culturale, educativa, progettuale, nell’organizzazione e nel curricolo, delle istituzioni scolastiche, nonché attraverso la definizione e la condivisione del progetto individuale fra scuole, famiglie e altri soggetti, pubblici e privati, operanti sul territorio;
  • è impegno fondamentale di tutte le componenti della comunità scolastica le quali, nell’ambito degli specifici ruoli e responsabilità, concorrono ad assicurare il successo formativo dei ragazzi con disabilità.

Se con l’inserimento prima e con l’integrazione poi, l’alunno con disabilità rimaneva comunque nell’ambito prevalente e quasi esclusivo della responsabilità del “suo” docente di sostegno, l’inclusione delineata dal d.lgs. 66/2017, invece, ha previsto, per il suo successo formativo, il coinvolgimento dell’intera comunità scolastica con estensione delle responsabilità ad una pluralità di soggetti.

Probabilmente era stata questa la rivoluzione culturale auspicata da Canevaro.

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