Indicazioni Nazionali: la sofferta conclusione del parere spegne sia gli entusiasmi che le critiche

Il numero 36 di “dirigentinews” della Cisl-scuola si apre con un corsivo dedicato alle nuove Indicazione nazionali del primo ciclo, al termine del sofferto parere conclusivo del Consiglio di Stato. Ne riportiamo un estratto.

“Controversa e complessa la vicenda del parere sulle Nuove Indicazioni Nazionali rilasciato dal Consiglio di Stato lo scorso 12 novembre 2025, positivo dopo un primo giudizio “interlocutorio” di settembre, che aveva scatenato il consueto “tira e molla” politico tra chi interpretava il fatto come una bocciatura politica del governo, con gradazioni che andavano da “sonora” a “clamorosa”, e chi derubricava l’incidente al rango “dell’utile contributo al miglioramento del testo”. 

A novembre, il parere risulta in effetti positivo, ma non ci si può esimere dal sottolineare che nel solitamente rissoso dibattito cultural-politico-sindacale non si ritrova, almeno al momento, un nutrito numero di commenti. Forse perché nessuno degli schieramenti in campo, né gli oppositori più accaniti, né i fautori più militanti (gli apocalittici e gli integrati, li avrebbe potuti definire Umberto Eco) ha motivo di festeggiare più di tanto, non trovando nella vicenda fiele sufficiente da versare sull’avversario, né miele bastante per la propria parte”. 

Il parere del CdS sembra, insomma, avere deluso tutti.

“Perché dunque, – si chiede la rivista on line dei dirigenti della Cisl-scuola – viene da chiedersi, nessuno trova motivo di menar vanto (in un senso o nell’altro) nel nuovo parere dell’Alto Consesso di Palazzo Spada?

Gli “apocalittici” devono prendere atto, necessariamente, del fatto che le nuove Indicazioni Nazionali hanno ricevuto l’approvazione del Consiglio di Stato, sia pure al termine di un procedimento lungo e travagliato, e dopo una sospensione del giudizio, a settembre, che ricorda tanto quella che accompagna l’attribuzione del debito formativo agli studenti che non si sono applicati a sufficienza (sensazione alimentata dalla lettura del primo parere del CdS, invero puntuto e dettagliato). 

Ma se Atene piange, certamente anche Sparta non ha motivo di ridere. Ai sostenitori delle nuove Indicazioni Nazionali, come agli spartani al termine della trentennale Guerra del Peloponneso, non può infatti sfuggire che il risultato conseguito è debole e che il parere favorevole è attribuito con molte riserve e valutazioni negative, che trovano una chiara espressione nella formula finale, dalla quale traspare la persistente attitudine critica del Consiglio di Stato:“la Sezione esprime parere favorevole, nei limiti di cui in motivazioni”. Limiti che vengono snocciolati in trentadue pagine di considerazioni giuridiche, metodologiche e persino epistemologiche. 

…. Il Cds ricorda che le indicazioni nazionali, pur assolvendo una funzione incentivante/disincentivante di comportamenti, quindi meno vincolante rispetto all’imposizione di un obbligo, debbono comunque calarsi in un contesto normativo, e, pertanto, debbono essere formulate in modo da enucleare chiare regole di comportamento, il che non sembra sempre emergere da un documento in cui abbonda il metalinguaggio e una certa vaghezza dei riferimenti normativi e culturali. Quello che ne deriva, dice il CdS, è un cumulo “implicito” della vincolatività, ossia maggiori responsabilità per gli operatori scolastici e minore autonomia didattica (cfr. pag. 7). Tié! … direbbe la conduttrice di Belve, Francesca Fagnani, notoriamente indulgente verso le coloriture del vernacolo romanesco, peraltro innegabilmente espressivo”.

Continua ancora il corsivo, in modo graffiante: “Proprio perché contenente indicazioni di ordine normativo, nel senso sopra indicato, il testo non “dovrebbe incorporare enunciazioni più propriamente manualistiche e di principio della disciplina che ne costituisce la premessa fattuale e culturale” (pag. 18). Inoltre, i magistrati di Palazzo Spada non giudicano congrua l’espressione “competenze attese”, con riferimento all’esito del processo formativo del primo ciclo. Si dovrebbe parlare, piuttosto, di “conoscenze”, in quanto le competenze sono il risultato di una fase più avanzata del processo educativo, quando vengono in considerazione le abilità rivolte all’inserimento nel mondo del lavoro, le quali non dovrebbero essere “attese”, ma realizzate, in forza dell’obbligatorietà del primo ciclo. In tal senso, il parametro più rilevante è quello della misurazione dell’efficacia del processo educativo”. 

La conclusione è tra il deluso e il rassegnato: “Alla fine, tuttavia, basandosi sull’accoglimento – nella seconda formulazione delle Indicazioni – di alcuni suggerimenti di ordine formale (ma la forma è sostanza, nel mondo del diritto), come la menzione del visto della Corte dei Conti, la correzione di alcuni riferimenti normativi e di alcuni refusi, l’elaborato è stato considerato sufficiente e il candidato promosso. Speriamo meglio nelle prossime prove…”. 

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