Indicazioni del secondo ciclo/2. Il ministro espliciti le sue priorità

Il webinar del 30 giugno ha evidenziato la necessità che il ministro Valditara dia un indirizzo chiaro alla Commissione Perla, sciogliendo alcuni dei nodi evidenziati nella notizia precedente, in modo che essa possa cominciare a lavorare, magari redigendo una Premessa generale da sottoporre al dibattito pubblico.

Altrimenti, come è in parte emerso dallo stesso andamento del webinar, la tendenza di chi è chiamato ad esprimere un’opinione sui lavori della Commissione è inevitabilmente quella di guardare più indietro che avanti, alle battaglie combattute in passato (per qualcuno ancora plausibili) in favore di un modello di scuola secondaria più o meno unitario (o addirittura unico), o di questa o quella area disciplinare.

Nel suo intervento di apertura del webinar il direttore di Tuttoscuola, Giovanni Vinciguerra, ha fatto presente che le tre riviste promotrici dell’incontro, non disponendo di informazioni sulla natura e sulla portata del mandato affidato dal ministro Valditara alla Commissione, non possono per ora entrare nel merito delle proposte, ma che sarebbero ben disponibili a farlo ove il titolare del MIM per primo, e poi la commissione Perla rendessero noti, via via, almeno i “progress”, gli stati di avanzamento delle operazioni (con le eventuali alternative), e non solo una bozza semi-definitiva come è avvenuto con le Indicazioni per il primo ciclo, in modo da consentire un dibattito pubblico aperto e partecipato. Una proposta alla quale si è subito autorevolmente associata l’ADi, l’Associazione docenti e dirigenti scolastici italiani, che da tempo ha anche avanzato interessanti proposte.

Ma è il ministro che, a nostro parere, deve dare il suo input su alcune questioni fondamentali: come garantire una reale parità competitiva tra area dei licei e area tecnico-professionale (obiettivo da lui più volte dichiarato); come realizzare una connessione strutturale tra orientamento e personalizzazione, in modo da valorizzare tutti i “talenti” (ai quali ha dedicato un libro) ; come devono essere certificate le competenze acquisite e quanto ci si potrà giovare su questo di sinergie con il mondo dell’istruzione non formale (secondo lo spirito dell’Unione delle competenze di cui si parla anche nel Rapporto Draghi). Andrebbero anche precisati i tempi e i modi della formazione dei docenti, chiamati a gestire il prevedibilmente imponente carico di novità. 

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