Il viola e la pietra: un dialogo fortunato tra il colore e la parola

di Camilla Gili

Cosa accade quando poesia e pittura si incontrano? Il viola e la pietra” (Alino Editrice, 2022) di Francesca Cencetti, già dirigente scolastica del Liceo Artistico “Bernardino di Betto” di Perugia, appassionata d’arte e impegnata nella promozione di esperienze innovative che uniscono la pedagogia, l’etica e l’estetica, offre un appassionato e fortunato esempio di incontro e dialogo tra le due forme d’arte.

Lo fa sin dal titolo, che, oltre a richiamare una poesia presente all’interno della raccolta, immediatamente mette in rilievo due elementi che l’attraversano: il colore e la materia. E lo fa a partire dalla copertina, opera dell’autrice stessa dominata dalle pennellate viola, colore che dilaga tra le pagine del libro, carico di significati simbolici.

Se il miracolo della pittura è rendere attraverso il colore la consistenza degli oggetti e le vibrazioni della luce, la poesia di Francesca Cencetti concorre con la plasticità delle forme e con la rifrazione della luce a rendere la percezione della materia.

In queste poesie la realtà, descritta in maniera accurata e attenta ai materiali che la abitano, oltre che metafora, vuole essere una sorta di ri-creazione poetica, una visione nuova del mondo costruita attraverso l’intuizione. E così dominano le metafore fondate sulla sinestesia: i cristalli di vento, i lampi di ghiaccio (S. Gimignano); il sussurro del vento di perla (Il mistero del salice); la ragnatela di luce (St. Oswald).

È poesia delle metamorfosi artistiche in cui vengono stimolati tutti i sensi del lettore, partendo dalla vista fino a confluire verso un “sesto senso” che è intuizione poetica che l’occhio coglie ma non comprende.

In queste poesie, attraverso un ritmo che oscilla tra lunghe sequenze narrative e brevi frammenti, che rappresentano momenti di concentrazione ed espansione della parola, la pittura interviene con il potere evocativo dei colori e si sposa con il fascino altrettanto evocativo dei suoni che passano attraverso le parole, come in questi versi di St. Oswald, una delle poesie della raccolta:

la ragnatela di luce

tra gli abeti

disegna il suono del torrente

nelle pietre trasparenti

Qui il chiacchiericcio del corso d’acqua e la trasparenza della pietra s’incontrano e la trasparenza attribuita a una materia greve come la pietra è un ossimoro che restituisce luminosità, eco e luce.

Leggere le poesie de “Il viola e la pietra” significa spaziare tra atmosfere fiabesche, quotidianità e oggetti usuali, immergersi in una coralità di voci e colori ed esperire l’incontro tra il trascendente (reso nell’opera in copertina con il viola intenso della parte alta) e il mondo materiale (espresso attraverso il viola chiaro e lattiginoso della parte bassa della copertina) fino al tentativo attraverso la pietra, che, come spiega l’autrice in uno scambio con Marco Bussagli, è una sorta di “pietra filosofale”, di cercare il senso e di esprimere l’inesprimibile.

© RIPRODUZIONE RISERVATA