Il sostegno degli alunni con disabilità in crisi/2: sempre più lontana la stabilizzazione dei posti
Il settore della disabilità soffre di una pesante crisi strutturale che riguarda sia la natura dei posti di organico sia il personale specializzato preposto.
Dei circa 185 mila posti di sostegno previsti quest’anno, solo 101.164 sono in organico di diritto, fissi e stabili, mentre i restanti 83.836 saranno in deroga, provvisori e funzionanti fino al 30 giugno, per un rapporto tra organico di diritto e posti in deroga rispettivamente del 54,7% e del 45,3%. Eppure sono almeno otto anni che il fabbisogno di docenti di sostegno, in rapporto al crescente numero di alunni con disabilità, è superiore a 100 mila unità. Già nel 2014-15 ad esempio era di 117 mila docenti. Con questo trend, che senso ha dotarsi di un organo stabile di soli 101 mila posti e coprire con contratti a tempo determinato (che dovrebbero servire a gestire i picchi di fabbisogno) una così alta quota di organico che invece occorre stabilmente?
Si tratta di una forbice, tra diritto e deroga, che è andata aumentando nel corso degli anni e che, considerato il costante incremento dei secondi, tra un paio d’anni, se non interverranno modifiche radicali, raggiungerà la parità: 50% al diritto e 50% alla deroga, un risultato di ridottissima stabilizzazione del settore che diventa fattore di precarietà del personale preposto. Una precarietà scientificamente programmata dallo Stato (in particolare dal Ministero dell’economia), di fatto approvata dai Governi (di ogni colore) e ripetutamente avallata dal Parlamento. I quali tutti, evidentemente, non hanno davanti ai loro occhi i volti degli alunni – già svantaggiati dal destino – che subiscono le conseguenze della girandola dei docenti.
Per il personale di sostegno da assegnare ai 185 mila posti previsti, oltre agli 83.836 docenti da nominare sui posti in deroga con contratto a tempo determinato fino al 30 giugno, sono previsti altri 19 mila supplenti con contratto a tempo determinato per l’intero anno: un totale di circa 103 mila docenti supplenti, il 55% del totale.
Il dramma del sostegno inefficace finisce qui? No: un numero imprecisato di questi supplenti (si stima tra il 20-25%) è addirittura privo del diploma di specializzazione per il sostegno.
È un altro elemento della crisi del settore: mancano gli specializzati. Come mai?
Mentre in tutti i settori scolastici per posti comuni e classi di concorso l’uscita del personale è esclusivamente determinata dai pensionamenti, nel settore del sostegno, invece, l’uscita avviene anche per passaggio a posto comune.
Dopo almeno cinque anni di permanenza su posti di sostegno, il docente ha diritto infatti di passare su posto comune. Per molti è una scorciatoia calcolata, costruita spesso di trasferimento in trasferimento fino a raggiungere una sede nel comune di residenza (o in prossimità) e compiere il passaggio finale su posto comune.
Una scorciatoia che i nuovi assunti in ruolo non potranno più permettersi, considerato il nuovo vincolo di permanenza quinquennale nella scuola assegnata.
Il diploma di specializzazione si consegue dopo appositi corsi universitari, l’ultimo dei quali tuttora in corso per specializzare poco meno di 20 mila docenti, come disposto a suo tempo dall’ex-ministro Bussetti.
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