Il prossimo anno scolastico? È cominciato lo scorso 7 giugno/1

L’anno scolastico 2021/22 è cominciato? Sì, precisamente venti giorni fa, con l’uscita dei movimenti del personale docente. Seguiranno il conferimento degli incarichi ai dirigenti scolastici, i movimenti del restante personale scolastico, le utilizzazioni, le immissioni in ruolo, gli incarichi annuali, ecc., quanto serve, cioè, per l’apertura di settembre, lungamente preparata, com’è tradizione, in torride e lunghe estati di lavoro dell’amministrazione e delle istituzioni scolastiche, nonostante la generalizzata e perdurante convinzione di interminabili ozi estivi del sistema educativo, da sempre coltivata dall’opinione pubblica.

Su questa consolidata routine gravano, com’è già accaduto all’anno ormai di fatto concluso, le preoccupazioni della pandemia, perché è vero che dovremmo giungere alla riapertura con una campagna vaccinale alle spalle, che, se non ha raggiunto proprio tutti gli operatori scolastici (ne mancherebbero ancora 227.000, secondo notizie di stampa), certo, però, un numero considerevole; ma, purtroppo, arriviamo anche in compagnia di tutta una serie di problemi ancora da risolvere.

Il primo è costituito, appunto, dagli operatori scolastici non ancora vaccinati. Qual è l’incidenza dell’ideologia no vax? Quanti non sono stati raggiunti per motivazioni contingenti, quanti per motivi sanitari e quanti, invece, rifiutano esplicitamente la vaccinazione? Quale dovrà essere l’atteggiamento dell’Amministrazione di fronte al rifiuto di questa procedura, alla luce delle disposizioni costituzionali, da un lato, le quali proibiscono di sottoporre chiunque a trattamenti sanitari indesiderati, e, dall’altro, di fronte alle legittime preoccupazioni delle famiglie?

La seconda questione è la vaccinazione degli alunni. È necessaria, o anche semplicemente opportuna, in considerazione del fatto che le giovani generazioni sembrano in grado di superare la malattia abbastanza agevolmente? Vale la pena di sottoporle a una vaccinazione non ancora totalmente sperimentata sul versante degli effetti di lungo periodo, se poi il rapporto rischi-benefici non sembra tale da rendere necessaria questa procedura?

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