
Il nuovo liceo/3. Tra tradizione e innovazione
Nella conferenza stampa successiva alla riunione del consiglio dei ministri che ha varato il nuovo regolamento dei licei il ministro Gelmini ha detto che “la ratio del regolamento sta nel tentativo di coniugare la tradizione con l’innovazione privilegiando la qualità“, con l’obiettivo di costruire “una scuola che guardi al futuro, recuperando al meglio la tradizione ma senza essere autoreferenziale, e comunque legata al mondo del lavoro.
L’accenno alla “tradizione” è stato ripreso anche dalla presidente della commissione Cultura della Camera Aprea e dal ministro della gioventù Meloni, a cui parere la riforma dei licei “consegna alla storia il 1968, poiché incrocia la grande tradizione scolastica italiana con gli strumenti didattici e gli obiettivi che definiscono la modernità”. Si pone fine, in particolare, alle “innumerevoli sperimentazioni, figlie della cultura sessantottina, introdotte all’interno del sistema educativo a discapito di nozioni basilari per la crescita culturale e civile degli studenti italiani”.
Qualcuno ha voluto leggere nel richiamo alla “grande tradizione scolastica italiana” un riferimento, e quasi una nostalgia, per la riforma Gentile dei licei, con le sue poche materie, poche ore, forte selettività, e riconosciuta preminenza rispetto agli altri percorsi di studio. Ma ci sembra che l’impianto complessivo della scuola secondaria superiore targata Gelmini sia piuttosto da accostare – se proprio si vuole guardare alla tradizione – alla scuola degli anni sessanta dello scorso secolo, quando accanto a licei prestigiosi esistevano altrettanto prestigiosi istituti tecnici, capaci di fornire quadri e imprenditori a una economia italiana in crescita.
Ma forse, al di là di un passato che non potrà comunque riproporsi in un’Italia profondamente diversa come è quella di oggi, l’obiettivo, condivisibile da tutti, di avere buoni licei e buoni istituti tecnici dipenderà non tanto dalla riforma degli ordinamenti quanto dalla disponibilità di insegnanti competenti e motivati. E magari ben pagati.
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