Il modello è quello inglese, ma con riserva: è troppo trasparente

Per quanto riguarda la scelta del campione oggetto di indagine, lo stesso ministro Moratti, apparsa più cauta e problematica dell’entusiasta prof. Elias, ha detto che si provvederà già dall’anno prossimo a definire su basi scientifiche un campione significativo, ma estendendo l’indagine di massa al maggior numero di scuole possibile, ed aggiungendo all’italiano e alla matematica anche le scienze. Si punterà però essenzialmente sui test, che il Gdl Elias considera come gli strumenti diagnostici più significativi e convenienti anche dal punto di vista dei costi.
Ciascuna scuola, già da quest’anno, può verificare in Internet (www.cede.it) l’esito dell’indagine che riguarda i suoi allievi: serve però una password specifica e riservata. In Italia, diversamente da quanto accade in Gran Bretagna e in altri Paesi che utilizzano i test standardizzati, si è scelto di non rendere noti a tutti i risultati dettagliati delle prove, probabilmente per evitare i confronti tra le scuole. Cioè proprio ciò che i sostenitori dei test ritengono fondamentale: più trasparenza e più concorrenza tra le scuole.
Così ci si dovrà accontentare dei risultati complessivi, che per la verità non dicono molto di nuovo e di diverso da ciò che già si sapeva: che gli studenti dei licei vanno assai meglio di quelli degli istituti professionali, e che gli studenti in anticipo (come età) vanno assai meglio di quelli in ritardo.