Il maestro quasi unico

Per un secolo in Italia la differenza strutturale tra la scuola elementare e gli altri ordini di scuola l’ha fatta l’insegnante unico.
Agli inizi degli anni ’70 l’esperienza di tempo pieno ha rotto questo tabù e ha portato al raddoppio degli insegnanti di classe.
A metà degli anni ’80, in vista della riforma degli ordinamenti dell’elementare, l’allora ministro Falcucci propose di inserire maestri specialisti a sostegno del maestro di classe, in forma satellitare.
L’idea non passò e si previde invece con la riforma del 1990 di costituire un team di tre docenti per classe con orario e responsabilità paritarie.
Nelle prime due classi dell’elementare, tenendo conto proprio delle proposte Falcucci, si dispose tuttavia che di norma vi fosse un insegnante con orario prevalente rispetto agli altri due del team.
Doveva essere la regola e invece diventò l’eccezione, perché gli insegnanti preferirono in molti casi, anche dietro spinte sindacali, rinunciare al prevalente e confermare anche nelle prime classi il docente paritario.
A situazione che sembrava consolidata, il prof. Bertagna lo scorso autunno, in vista degli Stati generali, ripropose l’insegnante prevalente, molto prevalente, quasi unico. Che ora verrebbe sperimentato.
In prima classe dovrebbe coprire 20-21 ore delle 27 (minime) o 30 (massime) settimanalmente previste. In 2.a e 3.a classe avrebbe 16-18 ore. Gli altri docenti, con un ruolo da specialisti, coprirebbero le restanti ore e altre eventuali legate ai laboratori.
Il maestro prevalente avrebbe la diretta responsabilità della classe (come era una volta per il maestro unico); a lui dovrebbero fare riferimento esclusivo i genitori degli alunni.
Si tratterebbe dunque di una riforma non attesa che andrebbe ad annullare oltre un decennio di scuola dei moduli. Quante scuole e quanti insegnanti avranno voglia di sperimentarlo?