Il giallo dei fondi per i ricercatori

Nel giro di poche ore, dopo che i telegiornali e gli altri media avevano dato la notizia dell’avvenuto taglio in Finanziaria, gli 80 milioni per l’assunzione di 4.200 nuovi ricercatori universitari sono ricomparsi.

In realtà sembra che non fossero mai spariti. La notizia del taglio, spiega un comunicato del Miur, era “destituita da ogni fondamento“. Anzi, dice il ministero, “entro dicembre saremo in grado di approvare e selezionare diversi progetti e quindi di distribuire le risorse previste ai ricercatori“.

Pare che l’equivoco sia stato causato dalla mancata approvazione di un emendamento che spostava 60 milioni di euro dal 2009 al 2010. Ma ad essere bocciato è stato lo spostamento della data, non l’assegnazione della somma. Il fatto che praticamente tutti i media abbiano male interpretato quanto deciso dal Senato dà tuttavia la misura di quanto affannoso e farraginoso sia sempre il lavoro delle Camere quando devono occuparsi della legge Finanziaria, malgrado gli sforzi del ministro Tremonti di renderla più snella.

E’ significativo che il ministro Gelmini, che sul fronte universitario sta ottenendo consensi anche al di fuori della maggioranza (ma anche qualche dissenso all’interno), abbia reagito con tanta veemenza sulla questione dei fondi per i ricercatori: in un momento così delicato per le università, già sotto stress per i tagli e le altre misure di razionalizzazione, non poteva deludere le aspettative almeno per quanto riguarda le nuove leve di ricercatori.

In una lettera a quattro mani al “Corriere della sera” Gelmini e Tremonti annunciano che il governo “investirà una parte consistente delle risorse ricavate dal rimpatrio dei capitali a favore dell’università e della ricerca” e che tali fondi saranno distribuiti in base al merito.