Il decreto legge fiscale taglia spese per scuola e università

Un paio di settimane fa il vicepresidente del Consiglio Luigi Di Maio aveva stoppato alcune voci allarmistiche su possibili tagli alla scuola e all’università, affermando che “Il MoVimento 5 Stelle si è sempre battuto per la scuola e per tutte le persone che la vivono ogni giorno, perché è assieme a loro che costruiamo il futuro del nostro Paese.

E infatti nella legge di Bilancio non ci sarà un solo centesimo tagliato al mondo della scuola né a quello dell’università, neanche un centesimo sarà decurtato per gli stipendi dei docenti. 

Anzi, nel DEF abbiamo scongiurato il calo di retribuzione previsto dal vecchio governo individuando i fondi necessari affinché questa riduzione non ci fosse.

La qualità della scuola passa anche dalla qualità della vita degli insegnanti e non ci sogneremmo mai di fare cassa su di loro come hanno fatto in passato”.

In attesa di vedere confermate nella legge di bilancio le rassicurazioni del vice-premier per la scuola e l’università, il decreto fiscale (DL n. 119/2018), appena varato dopo le note polemiche interne al Governo sulla ‘manina’, ha anticipato alcuni interventi che meritano un approfondimento per verificare l’attendibilità di quanto affermato.

Nell’allegato al decreto, l’Elenco 1, sono elencate, ministero per ministero, le riduzioni ai rispettivi bilanci per circa 590 milioni complessivi di euro. E in questa sforbiciata alle spese anche il Miur dovrà fare la sua parte.

Vedrà ridotte infatti le spese per complessivi 29 milioni, di cui 14 milioni all’istruzione scolastica e 15 milioni all’istruzione universitaria e formazione post-universitaria. I 14 milioni in meno per l’istruzione sono così ripartiti: 8 milioni all’istruzione del primo ciclo, 3 milioni all’istruzione del secondo ciclo e 3 milioni al reclutamento e aggiornamento dei dirigenti scolastici e del personale scolastico per l’istruzione.

Anche qui c’è stata una manina traditrice?