Il ddl Aprea oscurato dal dialetto e criticato dalla Lega

La proposta provocatoria della Lega sul test di verifica della cultura regionale per l’assunzione degli insegnanti ha finito per far passare in secondo piano l’intero disegno di legge Aprea di cui la proposta leghista voleva costituire un semplice emendamento.

Tutti a parlare di dialetto e non del ddl: insomma, si è guardato il dito anziché la luna.

Il capogruppo in commissione Cultura del Pdl Fabio Granata, a proposito della proposta di legge Aprea, per la quale la Lega ha presentato in Comitato ristretto l’emendamento che ha scatenato le polemiche sui test d’ingresso negli Albi regionali, ha dichiarato: “Il testo Aprea sulla governance della scuola e sulla carriera degli insegnanti, di cui si discute da ormai un anno in Comitato ristretto, ha il pieno appoggio di tutto il Pdl e, fino alla presentazione di quell’emendamento, di cui sinceramente non si sentiva il bisogno, aveva l’appoggio convinto anche della Lega. Peraltro si erano registrate anche significative convergenze anche da parte del Pd e dell’Udc.”

Il parlamentare ha dichiarato che spera si possa riprendere il lavoro da un minuto prima dell’innesco di questa polemica, della quale, ha ribadito, si sarebbe fatto volentieri a meno.

Sembra, però, che la Lega da quel disegno di legge stia prendendo le distanze, come implicitamente ha fatto lo stesso ministro Gelmini chiarendo che la riforma di cui la stampa parla non è la sua.

Le proposte di riforma della scuola le deve fare il ministro Gelmini e non devono essere affidate a estemporanee proposte anche se provenienti da presidenti di Commissione” ha infatti dichiarato il Presidente dei deputati della Lega Nord, Roberto Cota.