Tuttoscuola: Il Cantiere della didattica

Il Corano a scuola?/2. L’integrazione neocomunitaristica

Il secondo modello di integrazione è quello cosiddetto neocomunitario, o neocomunitaristico, che anziché far leva sull’inserimento degli individui in un contesto di regole uguali per tutti, è centrato sulla salvaguardia dell’identità culturale (e religiosa) dei gruppi, su una sorta di “diritto” collettivo dei membri di questi ultimi a proteggere la propria “diversità“.
E’ in questa seconda ottica che si colloca l’ipotesi di prevedere in modo organico l’insegnamento della religione islamica, o di qualunque altra fede, in alternativa a quella cattolica all’interno dell’orario scolastico, fino ad arrivare alla costituzione di classi “omogenee” sulla base delle opzioni religiose. Una prospettiva a nostro avviso impraticabile (quanti insegnanti servirebbero? Che cosa insegnerebbero? Chi li pagherebbe? Si dovrebbero fare gli “OSA“, Obiettivi Specifici di Apprendimento, anche per loro?), ma soprattutto pericolosa, perché favorirebbe la formazione di circuiti culturali e identitari (ma poi anche sociali ed etnici, Francia docet) chiusi, autoreferenziali, “altri” rispetto al resto della popolazione.
Meglio, molto meglio, utilizzare le possibiltà offerte dalla normativa vigente, che consente agli individui di scegliere un’attività alternativa all’IRC, compreso evidentemente l’eventuale insegnamento della religione musulmana, o della storia delle religioni o altro. Uno spazio per queste tematiche potrebbe essere ricavato anche utilizzando la flessibilità tra le discipline consentita fino al 15% di ciascuna materia dal Regolamento dell’autonomia (DPR 275/99 art. 3), e fino al 20% dal recente decreto Moratti del 29 dicembre 2005 sulla quota locale dei piani di studio. Un po’ di buon senso aiuterebbe a risolvere il problema…

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