Il contropiede di Tremonti sorprende Gelmini

Confermo l’impegno al massimo stanziamento possibile per l’Università“, ma non attraverso la legge ordinamentale: “la Finanziaria è Finanziaria e la legge ordinamentale è un’altra cosa. Nel decreto di fine anno ci sarà certamente quello stanziamento“.

Queste parole di Tremonti hanno posto termine al breve ma duro braccio di ferro ingaggiato per alcuni giorni dal titolare del ministero dell’economia con Mariastella Gelmini. Rischia così di rompersi sulla problematica dell’università un’intesa tra i due ministri che sembrava esserci, sia pure tra alterni screzi e tensioni, fin dai tempi, subito dopo la formazione dell’attuale governo, della vasta manovra finanziaria del luglio 2008 (decreto legge n. 112, poi legge n. 133), anche se Tremonti ha smentito l’esistenza, o comunque la portata, di un aspro scambio di missive con la collega dell’istruzione (“Non conosco questa corrispondenza“, ha detto ai giornalisti).

Il fatto è che mentre per il settore della scuola il collegamento tra manovra finanziaria e riforme ha lasciato alle seconde pochissimo spazio (soprattutto dopo la destinazione del 30% dei risparmi al recupero degli scatti di anzianità invece che alla valorizzazione della professione docente) per l’università il ‘pacchetto’ delle riforme annunciate era davvero molto consistente, tanto da riscuotere ampi consensi (e anche dissensi corporativi) trasversali agli schieramenti politici: ottica meritocratica, limiti al potere di rettori e baroni, ringiovanimento della docenza, riapertura dei concorsi per associato anche come risposta alle attese dei ricercatori e altre misure largamente condivise dalla Conferenza dei rettori e da buona parte dell’opinione pubblica.

L’annunciato decreto di fine d’anno dirà se tutto questo sarà reso possibile da un finanziamento adeguato. E se la sintonia tra Gelmini e Tremonti potrà ricostituirsi, magari anche in vista degli sviluppi della dialettica politica interna al Pdl, che forse non è del tutto estranea al recente scontro.