Il congedo di Silvia Costa dalla Regione Lazio

Eletta al Parlamento europeo nelle recenti elezioni, Silvia Costa, Assessore all’Istruzione, Diritto allo Studio e Formazione della Regione Lazio, nonché coordinatrice nazionale della IX Commissione della Conferenza delle Regioni, fa un bilancio dell’attività svolta in questi anni a conclusione del suo mandato di Assessore regionale.

Mi auguro – premette Costa – che l’impegno profuso in questi quattro anni in Giunta per riconquistare la considerazione dell’Unione Europa, dopo i gravi rilievi alla Giunta Storace, per ampliare e qualificare l’offerta di istruzione e formazione professionale, per sostenere i Comuni, le famiglie e gli studenti e per coordinare la materia in Conferenza delle Regioni, sia un patrimonio comune della Giunta Marrazzo, che non andrà disperso“.

E così prosegue: “Con la votazione dell’assestamento di bilancio termina il mio mandato di assessore regionale all’Istruzione, Diritto allo Studio e Formazione. Un incarico che ho svolto con passione e impegno, cercando di attivare tutte le forme di concertazione sociale e istituzionale, improntando l’azione amministrativa alla massima correttezza e trasparenza e puntando al raggiungimento degli obiettivi posti dall’Unione Europea a Lisbona per il 2010 nel campo dell’istruzione, della formazione e della occupabilità“.

La conclusione dell’Assessore è più politica, e fa riferimento al nuovo anno scolastico e accademico, “che si apre con pesanti riduzioni dei finanziamenti all’istruzione e alla formazione, nonché dei fondi per il diritto allo studio, praticati dal Governo Berlusconi, che metteranno in difficoltà docenti, personale e famiglie, nonostante gli investimenti disposti in controtendenza dalla Regione in questo campo. C’è molta attesa e molta preoccupazione, anche nei mondi impegnati sul difficile fronte della formazione e del recupero dei giovani. Su questo delicato terreno serve continuità e coerenza politica da parte della Giunta, anche mantenendo un equilibrio nella rappresentanza delle diverse sensibilità interne al PD tra cui quella cattolico-democratica“.