Il concorso paga dazio al deficit di governo del sistema scolastico?

Bisogna sgomberare il campo da dubbi e chiarire le idee. Non è il blocco del concorso la soluzione. Serve consapevolezza a tutti i livelli e in tutte le sedi di cosa significhi premiare chi risulta maggiormente competitivo per la crescita qualitativa del sistema scuola. Serve un salto di qualità, serve un recupero della generale capacità di governo della gestione amministrativa del sistema scuola, bisogna cambiare rotta su alcune questioni. Servono mattoni e pietre, non solo belle parole. Per ridare energia al sistema scolastico c’è bisogno di un progetto politico che sappia conciliare l’obiettivo della qualificazione della spesa, con l’esigenza di fare accedere all’insegnamento i soggetti più motivati e qualificati, di stabilizzare il personale docente, di realizzare un cambiamento di funzioni dell’amministrazione e dei comportamenti dei dirigenti.

Occorre acquisire consapevolezza che l’incerta definizione per l’area istruzione degli assetti di competenza dello Stato e delle Regioni rende difficile rispondere all’esigenza di elevare il livello di efficacia, di efficienza e di adeguatezza di una organizzazione Amministrativa centrale e periferica del Miur. Il quale, è bene sottolinearlo, continua ad operare secondo il vecchio modello per garantire la continuità nella erogazione del servizio (sentenze della Corte Costituzionale 13/04, 200/09 e 300/09), solo perché non ha ancora ratificato l’Accordo Quadro di attuazione del Titolo V, condiviso il 9 giugno 2010 nella sede tecnica della Conferenza Unificata tra Governo, Regioni, Province e Comuni.

Il rischio è che la prolungata situazione di stallo in attesa dell’applicazione del Titolo V, se non affrontata con la determinazione dovuta in una prospettiva coerente con il decentramento istituzionale e con l’autonomia delle istituzioni scolastiche, porti alla paralisi delle strutture periferiche. Prevenire è meglio che curare…