Il Comitato di valutazione al centro della resistenza attiva dei sindacati

Sembra proprio che uno dei principali oggetti della mobilitazione contro la riforma sia il comitato di valutazione, contro il quale sono già state proposte iniziative di resistenza alla procedura di costituzione (con qualche fuga in avanti di singole sigle sindacali).

In linea generale sembra che la parola d’ordine sia quella di rinviare l’elezione dei docenti membri del Comitato, nel tentativo di preparare la categoria ad una dilazione per trovare la via per svuotare o condizionare l’azione valutativa.

Si direbbe proprio che l’idea della premialità non sia gradita ai sindacati, che si fanno forti di una posizione abbastanza diffusa nella maggioranza dei docenti contrari alla meritocrazia.

Ma prima o poi i dirigenti scolastici dovranno procedere a porre all’ordine del giorno del collegio l’elezione dei due docenti; allo stesso modo dovranno farlo anche i consigli d’istituto per scegliere il terzo docente e i due genitori (un genitore e uno studente nelle superiori).

Forse il Miur farà bene a fornire spiegazioni e indicazioni per favorire la costituzione del Comitato, per il quale, a differenza di quanto avvenuto in passato per gli organi collegiali tradizionali, le modalità di scelta dei suoi membri sono del tutto nuove.

Non sono previste liste contrapposte, non sono previste formalizzazioni di candidature.

La legge ha spazzato via il vecchio Comitato, cosicché il nuovo non è più un organo perfetto che non può deliberare se non in presenza di tutti i suoi componenti, comprese eventuali supplenti.

Forse è per questo che il sindacato ne propone il condizionamento di costituzione e di pronuncia attraverso delibere e veti di altri organismi (collegio docenti ed RSU)?

Non invidiamo la posizione dei dirigenti scolastici non tanto nella fase finale di assegnazione dei bonus, quanto nella preparazione e gestione del Comitato.