Il CNPI promuove con riserva il decreto per la riforma a settembre

Il CNPI, Consiglio nazionale della Pubblica Istruzione, nella seduta del 15 luglio ha detto sì, ma non troppo, alla bozza di decreto del ministero, esprimendosi a maggioranza.
I voti contrari sono stati espressi sull’art. 1 dalla delegazione “Valore scuola” (composta da 12 eletti della Cgil Scuola e del Cidi) e dai due esponenti dell’ANP.

Un parere non contrario che era nelle cose.

Il sì, quasi scontato, riguarda l’articolo 2 della bozza di decreto che prevede la generalizzazione dell’insegnamento dell’inglese e dell’alfabetizzazione informatica dal prossimo settembre in tutte le classi prima e seconda (circa 53 mila) della scuola primaria.

Il CNPI chiede di non limitare l’insegnamento della L2 solamente all’inglese e di prevedere un orario settimanale d’insegnamento non inferiore a due ore.

Il sì con riserva è relativo invece all’articolo 1 per il quale il Miur si limitava a proporre iniziative di innovazione relative alle Indicazioni nazionali e rimesse all’autonoma decisione e competenza organizzativa delle istituzioni scolastiche.

Il CNPI non ha ritenuto condivisibile parlare di “una prima attuazione delle innovazioni coerenti con le linee di riforma configurate dalla legge n° 53/2003” in quanto non è prevista dalla stessa “una prima attuazione”, ma “la sua attuazione” con modalità e procedure precise che coinvolgono per la sua definizione lo stesso Parlamento.

Il CNPI ha chiesto di superare le ambiguità della bozza di decreto, prevedendo con chiarezza che il progetto si colloca nell’ambito dell’art. 11 del Regolamento sull’autonomia con le procedure e i vincoli previsti. Procedure che prevedono che gli organi collegiali di istituto si pronuncino sul progetto e che, comunque, le scuole siano libere di adottare criteri organizzativi e didattici secondo le competenze che derivano dall’autonomia scolastica.

Ovviamente una simile proposta potrebbe essere l’occasione per trasformare le votazioni dei collegi in una specie di referendum sulla riforma Moratti. Le premesse e le intenzioni ci sono tutte. Si tratta di vedere ora cosa farà il ministero, visto che non è obbligato a tenere conto del parere del Consiglio nazionale.