Il centenario di don Milani nel numero di aprile di Tuttoscuola

Il numero di aprile del mensile Tuttoscuola, in corso spedizione agli abbonati, si apre con un ampio servizio, a cura di Sergio Govi, sul fenomeno del precariato, e in particolare sulla enorme e abnorme crescita del numero dei docenti con contratto a tempo determinato, che nell’anno scolastico 2021-2022 ha raggiunto la straordinaria quantità di 224.958 soggetti (+224% in sette anni).

Un fenomeno che interessa soprattutto le regioni del Nord, con pesanti ripercussioni negative sulla continuità educativa, ma anche quelle del Sud e delle Isole, che dalla minore incidenza dei precari e maggiore stabilità dei docenti dovrebbero in teoria trarre un vantaggio comparativo, e che invece continuano ad essere quelle con i maggiori tassi di dispersione e i peggiori risultati nei test di apprendimento. Un problema sul quale riflette Antonella Iunti, dirigente dell’Ufficio scolastico regionale della Calabria, in una intervista curata da Alfonso Rubinacci.

E proprio a uno dei massimi protagonisti novecenteschi della lotta contro le radici sociali e culturali della dispersione e dell’iniquità del sistema scolastico italiano, don Lorenzo Milani, è riservato l’inserto speciale di 12 pagine che il numero di aprile di Tuttoscuola gli dedica in occasione del centesimo anniversario della nascita.

In apertura dell’inserto Italo Fiorin così presenta in sintesi le caratteristiche che la scuola realizzata da don Milani a Barbiana persegue:

“1. Dare la parola a chi non sa parlare. Ci sono 900 parole, dice don Milani, che misurano il divario tra Gianni e Pierino (“il padrone sa 1.000 parole, tu ne sai solo 100. Ecco perché lui è il padrone”). È evidente che non si tratta solo di arricchire il vocabolario, ma di possedere la lingua, strumento del pensiero, essenziale per l’autoconsapevolezza e per la comprensione della realtà. 2. Rendere educativo tutto il tempo disponibile. Questo non significa solo la scuola a tempo pieno ma, ancor di più, significa che l’esperienza scolastica deve essere significativa, un’opportunità che non va sprecata in programmi assurdi, né banalizzata. 3. Apprendere non deve essere interpretato in maniera egoistica, il sapere non va tenuto per sé, questo è avarizia. Ma “il sapere serve per darlo”. È questo il senso profondo dell’“I CARE”. Completano l’inserto altri articoli e interviste che fanno il punto sull’attualità del messaggio di don Milani.

Anche il consueto intervento mensile di Benedetto Vertecchi è dedicato in questo numero all’analisi delle nuove forme di discriminazione e omologazione, mentre a Silvano Tagliagambe si deve un interessante e utile aggiornamento sulle più recenti acquisizioni delle neuroscienze in materia di plasticità del funzionamento del cervello, che evolve in modo importante fino a 23-27 anni: un fenomeno che suggerisce a chi si occupa di educazione a tutti i livelli, fino quello universitario, di “modificare costantemente l’ambiente di apprendimento rendendolo ampio, flessibile, differenziato e ricco di stimoli”. In questo modo, come osserva Antonio Augenti nella sua rubrica “La scuola racconta l’Europa”, che chiude questo numero di Tuttoscuola, sarà anche più facile aiutare i giovani a “Liberarsi dagli stereotipi”. 

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