Il balletto delle 24 ore/1. Una proposta in cerca d’autore

Ora sembra che nessuno voglia prendersi la responsabilità di aver inserito nel disegno di legge di Stabilità (ex Finanziaria) la norma sull’aumento dell’orario di lavoro settimanale degli insegnanti da 18 a 24 ore. Eppure quella disposizione era contenuta nel testo approvato dal Consiglio dei ministri, e in un primo momento sembrava di poter arguire da un commento a caldo fatto dallo stesso ministro Francesco Profumo (“Chiediamo alla scuola un atto di generosità. Di più, un patto che rifondi questo mestiere così importante”) che la proposta provenisse dal titolare del ministero di viale Trastevere.

E invece no. Dopo l’immediata e unanime insurrezione di tutto il fronte sindacale e anche dei partiti della ‘strana maggioranza’ che sostiene il governo, il ministro ha fatto sapere di essere disponibile a trovare altre soluzioni, diverse dal taglio degli almeno 22.000 posti (di precari) con il quale il Miur avrebbe assolto l’impegno a risparmiare 183 milioni previsto peraltro non dal ddl di Stabilità ma dalla Spending review, che è una legge già approvata dal Parlamento.

Anche il sottosegretario all’istruzione Marco Rossi Doria nell’intervista rilasciata a Repubblica.it lo scorso 22 ottobre aveva annunciato che la norma sarebbe stata rivista soprattutto perché “non vanno tagliati posti di lavoro”, e ora appare impegnato soprattutto sul fronte della soppressione della norma in Parlamento.

Discorso chiuso dunque? Forse no.