Tuttoscuola: Il Cantiere della didattica

I ragazzi sono meglio degli adulti?

Si è molto parlato nei giorni scorsi del caso di quella dirigente scolastica di una scuola secondaria di primo grado di Catanzaro che avrebbe sconsigliato la partecipazione di un alunno affetto dalla sindrome di Down a un viaggio d’istruzione della scuola, ma l’attenzione è caduta soprattutto sulla reazione di solidarietà dei suoi compagni di classe che, interpellati in proposito (con qualche imprudenza, se le cose sono andate davvero così) dalla dirigente, si sono a loro volta rifiutati in massa di partecipare al viaggio.

Sull’argomento si è aperto un dibattito nel quale è intervenuta sul Corriere della Sera Isabella Bossi Fedrigotti, che ha messo a confronto il comportamento della dirigente (che comunque dovrebbe essere verificato: le ispezioni servono anche a questo) con quello dei compagni di classe dell’alunno disabile, giungendo alla conclusione che “i ragazzi sono, come è giusto che siano, quasi sempre migliori degli adulti”.

Sono dunque “luoghi comuni“, come sostiene l’editorialista del Corriere, quelli che rappresentano i giovani come “in maggioranza cinici, crudeli, egoisti”? E’ probabile che lo siano, anche se va osservato che a 13 anni e in un contesto fortemente empatico come quello della scuola media i giovani esprimono con maggiore naturalezza sentimenti di solidarietà, amicizia, senso di appartenenza al gruppo.

Sentimenti che nei viaggi d’istruzione crescono di intensità, come sembra non aver compreso la dirigente in questione se ha davvero ipotizzato l’esclusione dell’alunno Down dalla gita programmata per la sua classe senza tenere presente che la stessa normativa vigente considera i viaggi di istruzione un’occasione particolarmente favorevole per lo sviluppo relazionale e l’integrazione scolastica degli studenti disabili.

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