Tuttoscuola: Il Cantiere della didattica

I ragazzi europei discutono sulla disabilità a scuola

Ottantotto ragazzi di tutta l’Unione europea sono stati chiamati a raccolta nello scorso weekend, a Bruxelles, nella sede del Parlamento europeo, per discutere di integrazione dei ragazzi con disabilità. Un tema caldo che ha differenti declinazioni nell’Unione, con paesi come la Germania o alcune realtà dell’Est dove ancora esistono classi differenziate e scuole speciali. Un modello che, secondo gli studenti, va “superato“.

Anche l’Italia ha presenziato all’incontro con una delegazione composta da tre studentesse con e senza disabilità dell’istituto professionale Genovesi di Roma, dalla docente di sostegno Maria Rosaria Gilardi e dal dirigente del ministero dell’Istruzione, Raffaele Ciambrone.

È la terza volta dal 2003 che il Parlamento europeo chiama a raccolta gli studenti su questo tema. Gli 88 partecipanti di quest’anno sono stati divisi in sei gruppi di lavoro che hanno poi espresso le loro idee sui modelli necessari per integrare i compagni di classe con diverse abilità. La posizione comune espressa dai giovani europei è stata la necessità di “superare la segregazione dei disabili in classi differenziate per passare a modelli di integrazione nelle scuole e nelle classi comuni, magari con con attività laboratoriali specifiche pensate per le diverse disabilità“.

Di tutto il lavoro fatto terrà conto l’Agenzia europea che si occupa dei bisogni educativi speciali e che produrrà un documento che sarà di supporto ai governi per eventuali interventi. Fra le richieste c’è quella di un momento di incontro fra mondo sanitario e quello degli insegnanti. “Che da noi – spiega il dirigente del Miur, Raffaele Ciambrone – c’è già e si realizza attraverso il glh. In Italia l’integra degli alunni con diverse abilità nelle classi comuni si realizza grazie alla legge 517 del 1977. Oggi siamo avanti rispetto ad altre realtà. Un dato che ci viene riconosciuto. Partecipare a questi eventi è importante. è un’occasione per essere presenti in Europa e testimoniare il nostro impegno. Ma anche per dare un contributo al miglioramento dei modelli educativi di tutta l’Unione“.

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