I posti di docente assegnati al Nord torneranno al Sud?

Fa discutere e fa sperare la sentenza n. 2032/2012 con la quale il Consiglio di Stato ha imposto al Ministero dell’Istruzione di riformulare le disposizioni relative alla determinazione degli organici dei docenti dell’ultimo triennio, secondo criteri di trasparenza e ragionevolezza, anche sulla base di dati probanti connessi con “modalità aritmetiche e logiche con cui si è provveduto alla concreta applicazione” .

Fa discutere, perché la sentenza ordina al Miur la riformulazione degli atti emanati sugli organici (decreti ministeriali e circolari di accompagnamento) per evitare il difetto di istruttoria e motivazione già rilevato, ma prevede, in caso di inottemperanza entro 120 giorni, che vi provveda, quale commissario ad acta, il capo dipartimento per l’istruzione dello stesso ministero (Lucrezia Stellacci): soluzione in famiglia?

Il nodo della questione che ha portato alcuni docenti precari di Enna e Catania a impugnare i decreti sugli organici prima presso il Tar e poi presso il Consiglio di Stato consiste nella distribuzione dei posti ritenuta sbilanciata a favore del Nord. Una distribuzione di posti in base alla quale sono poi avvenute le immissioni in ruolo.

Il Consiglio di Stato non ha però accolto questa tesi, ma ha riconosciuto soltanto l’assenza di criteri logici e probanti per arrivare a quella distribuzione di posti, non avendo ritenuto sufficiente una prima riposta del Miur che aveva motivato la ripartizione degli organici sulla base dei posti risultanti vacanti sul territorio.

I ricorrenti e altri docenti precari della Sicilia e del Sud sperano ora che i criteri e le modalità aritmetiche che il Miur dovrà applicare con effetto retroattivo comportino una diversa ripartizione degli organici con spostamento di quote consistenti verso i territori meridionali a scapito di quelli del Nord.